Prima edizione: Glidrose, 1955
Prima edizione italiana (titolo Il grande slam della morte), Garzanti, 1965
Traduzione: Roselia Irti Rossi
"Merce importante. Latori. Dogane. Guardie. Bond schiacciò la sigaretta nel posacenere
della scrivania di Vallance. Quante volte, durante i primi anni di servizio, aveva partecipato a una attività molto simile a quella: da Starsburgo per la Germania, da Niegoreloye per la Russia, oltre il Sempione, attraverso i Pirenei? La tensione. La bocca asciutta. Le unghie conficcate nelle palme delle mani. E ora, dopo aver superato tutti quegli esami, doveva tornare ancora da capo."

Tornato al suo lavoro nell'ufficio di Londra, Bond è chiamato ad una nuova missione da M. Egli deve prendere il posto di un certo Peter Franks, contrabbandiere di diamanti, arrestato dall'MI6, e mettersi sulle tracce di un complesso traffico illegale di pietre preziose che, partendo dalla Sierra Leone, si conclude negli Stati Uniti. M sospetta che a capo di questa losca operazione ci possa essere la famiglia mafiosa italoamericana degli Spang.
007 entra subito in azione e si mette in contatto col tramite inglese dei contrabbandieri, la splendida Tiffany Case, una biondona che si muove con disinvoltura tra le pieghe dell'associazione mafiosa.
Partito alla volta degli USA con alcuni diamanti grezzi nascosti dentro delle palline da golf, Bond contatta a New York Shady Tree, proprietario della Casa dei diamanti, al quale consegna la refurtiva come indicatogli da Tiffany. La sua ricompensa, 5000 dollari, gli viene consegnata in due tranche. La prima, subito, di mille in contanti, la seconda dovrà invece risultare il frutto di un'inaspettata vincita a una corsa di cavalli (truccata) a Saratoga.
All'uscita della Casa dei diamanti Bond s'imbatte nel suo amico Felix Leiter. Questi, in seguito all'incidente occorsogli durante la precedente operazione (narrata in Vivi e lascia morire), ha un uncino al posto della mano. Abbandonata la CIA ora lavora per l'agenzia investigativa Pinkerton ed è anch'egli sulle tracce degli Spang. I due decidono di partire insieme alla volta di Saratoga, amena località vicino a Boston, celebre per le sue corse di cavalli.
Lì, Leiter si mette in contatto con il fantino del cavallo destinato alla vittoria e lo convince con una grossa offerta in denaro a simulare una squalifica che fà svanire nel fumo la vittoria di Bond e della famiglia Spang. La reazione dei mafiosi è spietata e il fantino viene sfigurato con del fango bollente in una sauna da due sicari del boss.
Bond si mette in contatto con Shady Tree lamentandosi di non avere ottenuto il denaro promesso e questi gli dice di andare a Las Vegas e di alloggiare al Tiara.
Al casino del lussuoso albergo Bond punta i suoi mille dollari al tavolo da gioco e con l'aiuto di Tiffany, croupier abilissima, vince i pattuiti 5000. Ma il profumo del gioco d'azzardo eccita l'agente segreto che decide di tentare la fortuna alla roulette vincendo ben 20.000 verdoni. Allontanatosi in fretta dal casinò con l'aiuto del suo autista, il fedele Ernie Cureo, egli è inseguito dagli scagnozzi di Spang e, dopo un rocambolesco inseguimento, è fatto prigioniero. Bond viene condotto a Spectreville, una cittadina western nel cuore del deserto, sede di Serrafimo Spang, capo dell'organizzazione. Questi è a conoscenza della sua doppia identità e lo fa torturare. Di notte l'agente è liberato da Tiffany e fugge su una motrice, utilizzando i binari del treno sul quale Spang fa correre il suo Cannonball, una locomotiva restaurata del 1870. Anche stavolta inizia un inseguimento mortale che si conclude con la morte di Serrafimo Spang.
Sgominata la banda statunitense Bond s'imbarca con Tiffany sulla Queen Elizabeth, direzione Londra, ma anche stavolta deve vedersela coi due sicari più temibili di Jack Spang, il fratello di Serrafimo. Dopo averli eliminati brutalmente 007 parte alla volta della Sierra Leone per incontrare in un duello all'ultimo sangue proprio Jack Spang...

Anche la Bond girl rientra nel perfetto stereotipo delle precedenti femmine fleminghiane, tipo Vesper e Solitaire. E' l'ennesima donna, giovane, bella e fragile, che ha bisogno di appoggiarsi all'uomo forte e sicuro di sé. Anch'essa cede alle lusinghe di un corteggiamento maschilista che dura l'èspace d'un matin.
Una cascata di diamanti è un romanzo di puro intrattenimento, senza il minimo approfondimento psicologico, tutto kiss kiss bang bang, anche se venato della tipica malinconia fleminghiana, un senso d'ineluttabilità degli eventi che traspare nelle righe conclusive del libro: "Sorrise beffardo tra sè. Tutta quella faccenda di morte e di diamanti era troppo solenne per lui. Per Bond non era altro che la fine di una nuova avventura. Una nuova avventura per la quale una frase di Tiffany Case avrebbe potuto servire da epitaffio. Poteva vedere la sua bocca ironica e appassionata pronunciare le parole: Non è facile come sembra"