mercoledì 18 agosto 2010

Una cascata di diamanti

Una cascata di diamanti (Diamonds are forever)
Prima edizione: Glidrose, 1955
Prima edizione italiana (titolo Il grande slam della morte), Garzanti, 1965
Traduzione: Roselia Irti Rossi

"Merce importante. Latori. Dogane. Guardie. Bond schiacciò la sigaretta nel posacenere
della scrivania di Vallance. Quante volte, durante i primi anni di servizio, aveva partecipato a una attività molto simile a quella: da Starsburgo per la Germania, da Niegoreloye per la Russia, oltre il Sempione, attraverso i Pirenei? La tensione. La bocca asciutta. Le unghie conficcate nelle palme delle mani. E ora, dopo aver superato tutti quegli esami, doveva tornare ancora da capo."


Terminato da poco Moonraker Fleming decide che la sua quarta avventura dedicata a Bond tornerà a svolgersi all'estero e avrà come cuore narrativo il traffico illegale di diamanti. E' un tema questo che sta molto a cuore allo scrittore. Fleming, infatti, aveva già avuto contatti con quel settore quando, lavorando presso gli operatori di borsa Rowe & Pitman, aveva visitato gli uffici della associata De Beers, società a tutt'oggi tra le più importanti nel mercato mondiale dei diamanti. Dopo un viaggio negli Stati Uniti alla ricerca delle location Fleming si mette al lavoro e nel 1955 consegna all'editore la sua nuova fatica dal titolo Diamonds are forever, celebre slogan pubblicitario della De Beers.

Tornato al suo lavoro nell'ufficio di Londra, Bond è chiamato ad una nuova missione da M. Egli deve prendere il posto di un certo Peter Franks, contrabbandiere di diamanti, arrestato dall'MI6, e mettersi sulle tracce di un complesso traffico illegale di pietre preziose che, partendo dalla Sierra Leone, si conclude negli Stati Uniti. M sospetta che a capo di questa losca operazione ci possa essere la famiglia mafiosa italoamericana degli Spang.
007 entra subito in azione e si mette in contatto col tramite inglese dei contrabbandieri, la splendida Tiffany Case, una biondona che si muove con disinvoltura tra le pieghe dell'associazione mafiosa.
Partito alla volta degli USA con alcuni diamanti grezzi nascosti dentro delle palline da golf, Bond contatta a New York Shady Tree, proprietario della Casa dei diamanti, al quale consegna la refurtiva come indicatogli da Tiffany. La sua ricompensa, 5000 dollari, gli viene consegnata in due tranche. La prima, subito, di mille in contanti, la seconda dovrà invece risultare il frutto di un'inaspettata vincita a una corsa di cavalli (truccata) a Saratoga.
All'uscita della Casa dei diamanti Bond s'imbatte nel suo amico Felix Leiter. Questi, in seguito all'incidente occorsogli durante la precedente operazione (narrata in Vivi e lascia morire), ha un uncino al posto della mano. Abbandonata la CIA ora lavora per l'agenzia investigativa Pinkerton ed è anch'egli sulle tracce degli Spang. I due decidono di partire insieme alla volta di Saratoga, amena località vicino a Boston, celebre per le sue corse di cavalli.
Lì, Leiter si mette in contatto con il fantino del cavallo destinato alla vittoria e lo convince con una grossa offerta in denaro a simulare una squalifica che fà svanire nel fumo la vittoria di Bond e della famiglia Spang. La reazione dei mafiosi è spietata e il fantino viene sfigurato con del fango bollente in una sauna da due sicari del boss.
Bond si mette in contatto con Shady Tree lamentandosi di non avere ottenuto il denaro promesso e questi gli dice di andare a Las Vegas e di alloggiare al Tiara.
Al casino del lussuoso albergo Bond punta i suoi mille dollari al tavolo da gioco e con l'aiuto di Tiffany, croupier abilissima, vince i pattuiti 5000. Ma il profumo del gioco d'azzardo eccita l'agente segreto che decide di tentare la fortuna alla roulette vincendo ben 20.000 verdoni. Allontanatosi in fretta dal casinò con l'aiuto del suo autista, il fedele Ernie Cureo, egli è inseguito dagli scagnozzi di Spang e, dopo un rocambolesco inseguimento, è fatto prigioniero. Bond viene condotto a Spectreville, una cittadina western nel cuore del deserto, sede di Serrafimo Spang, capo dell'organizzazione. Questi è a conoscenza della sua doppia identità e lo fa torturare. Di notte l'agente è liberato da Tiffany e fugge su una motrice, utilizzando i binari del treno sul quale Spang fa correre il suo Cannonball, una locomotiva restaurata del 1870. Anche stavolta inizia un inseguimento mortale che si conclude con la morte di Serrafimo Spang.
Sgominata la banda statunitense Bond s'imbarca con Tiffany sulla Queen Elizabeth, direzione Londra, ma anche stavolta deve vedersela coi due sicari più temibili di Jack Spang, il fratello di Serrafimo. Dopo averli eliminati brutalmente 007 parte alla volta della Sierra Leone per incontrare in un duello all'ultimo sangue proprio Jack Spang...

Fatta eccezione per una breve introduzione in Africa e un prologo londinese, tutta la vicenda di Una cascata di diamanti si svolge negli Stati Uniti, paese che affascina lo scrittore per le sue molteplici contraddizioni. Dal lusso sfarzoso e un po' cafone, al jet set internazionale, Fleming è al contempo affascinato e disgustato dal benessere ostentato dagli statunitensi. In Una cascata di diamanti egli mette in luce questi aspetti, restando però ancorato ai suoi cliché: i suoi villain restano sempre brutti, sporchi e cattivi, in questo caso anche grotteschi. La famiglia Spang è descritta utilizzando i toni razzisti e snob tipici dello scrittore. Essi nella sua mente sono i classici italoamericani, mafiosi e mangiaspaghetti, descritti in maniera grottesca, come nel caso di Serrafimo Spang, gangster buffone con la passione del vecchio west che va in giro vestito come un cowboy: "Mr Spang indossava un costume western completo, con gli stivali neri lucidi e un paio di lungi speroni d'argento. La giacca e i pantaloni di pelle nera erano arricchiti da passamanerie d'argento. Le grosse mani riposavano sulle impugnature di avorio di due pistole a canna lunga che gli pendevano dai foderi ai fianchi; la cintura nera luccicava di munizioni."
Anche la Bond girl rientra nel perfetto stereotipo delle precedenti femmine fleminghiane, tipo Vesper e Solitaire. E' l'ennesima donna, giovane, bella e fragile, che ha bisogno di appoggiarsi all'uomo forte e sicuro di sé. Anch'essa cede alle lusinghe di un corteggiamento maschilista che dura l'èspace d'un matin.
Una cascata di diamanti è un romanzo di puro intrattenimento, senza il minimo approfondimento psicologico, tutto kiss kiss bang bang, anche se venato della tipica malinconia fleminghiana, un senso d'ineluttabilità degli eventi che traspare nelle righe conclusive del libro: "Sorrise beffardo tra sè. Tutta quella faccenda di morte e di diamanti era troppo solenne per lui. Per Bond non era altro che la fine di una nuova avventura. Una nuova avventura per la quale una frase di Tiffany Case avrebbe potuto servire da epitaffio. Poteva vedere la sua bocca ironica e appassionata pronunciare le parole: Non è facile come sembra"

giovedì 29 luglio 2010

Moonraker

Moonraker
Prima edizione: Glidrose, 1955
Prima edizione italiana (titolo Il grande slam della morte), Garzanti, 1965
Traduzione: Roselia Irti Rossi
Ultima edizione (titolo Moonraker), Guanda, 2005
Traduzione: Massimo Bocchiola

«C'è solo una questione...» Si batté contro i denti il bocchino della pipa.
«Quale questione, signore?» chiese Bond.
M sembrò prendere una decisione. Guardò pacatamente verso Bond.
«Sir Hugo Drax bara alle carte»

Tornato alla sua attività ordinaria, dopo un periodo di convalescenza per le ferite subite nel corso della sua ultima missione in Giamaica (cfr. Vivi e lascia morire), l’agente 007 riprende la sua routine quotidiana. Le giornate scorrono tranquille fino a quando una sera M gli chiede un favore. Il capo di Bond è socio del prestigioso circolo Blades, che vanta tra i suoi iscritti la crema della borghesia inglese. Tra di essi c’è anche Sir Hugo Drax, un esportatore di minerali, divenuto ricchissimo subito dopo la guerra grazie al commercio della columbite, utilizzata nella costruzione dei veicoli a reazione. Il miliardario ha offerto alla Regina i suoi mezzi per realizzare uno spettacolare razzo di difesa, il Moonraker, destinato a colpire, in caso di aggressione, i nemici del Regno Unito. Questa proposta, accettata dal governo, ha fatto di Drax l’eroe nazionale della Gran Bretagna.
Il presidente del Blades sospetta però che il magnate bari a bridge. Se così fosse, sarebbe una cosa decisamente oltraggiosa per la reputazione del locale. Egli perciò chiede a M un aiuto. Quest’ultimo invita Bond a cena al circolo, affinché studi Drax al tavolo da gioco. Il suo compito è verificare se il miliardario effettivamente trucca le partite per vincere denaro.
La sera stessa Bond è al circolo e viene presentato al carismatico personaggio. All’esperto giocatore bastano pochi minuti per capire che Drax bara, aiutato da un portasigarette in argento che cela uno specchio. Bond sfida Drax a una partita a bridge che si conclude con la sconfitta dell’iracondo miliardario.
Il giorno dopo a Bond è affidata una missione delicata. La sera della partita a carte un ufficiale del ministero dell’Approvigionamento – il maggiore Tallon - è stato assassinato presso un pub vicino alla base del Moonraker. L’agente aveva il compito di supervisionare le operazioni connesse con il lancio di prova del razzo, previsto per quel venerdì. Apparentemente il delitto sembrerebbe di natura passionale. L’omicida, infatti, si è suicidato subito dopo avere confessato di avere ucciso il suo rivale per amore della bella Gala Brand, la segretaria di Drax, agente della polizia britannica, infiltrata in segreto nell’equipe.
Bond ha l’incarico di sostituire il maggiore Tallon e allo stesso tempo di investigare sulla sua misteriosa morte.
Giunto alla base missilistica, sull’orlo della scogliera tra Dover e Deal, 007 è accolto con cordialità da Drax che lo porta a visitare l’impianto e il lucente missile di morte. Bond rimane favorevolmente impressionato e fa anche la conoscenza dell’affascinante agente Brand. Tuttavia ci sono alcune cose che non quadrano. Innanzitutto l’agente diffida dei collaboratori più stretti di Drax, in particolare del fido Krebs e dell’ingegnere Walter. Inoltre, durante una perlustrazione sulle scogliere Bond e Gala sono travolti da una cascata di rocce e per poco non ci rimettono la pelle. Il giorno del lancio si avvicina e una sera la Brand, mentre è in macchina con Drax, scopre che i codici di lancio del razzo, presenti nel taccuino del suo principale, non coincidono con quelli che lei ha annotato per mesi. Tutto sembra fare credere, infatti, che la destinazione dell’atomica non sia il mare prospiciente Dover, bensì Londra stessa. Gala è scoperta da Drax e viene fatta prigioniera. La sua scomparsa non passa inosservata, giacché Bond aveva un appuntamento galante con lei. L’agente si mette sulle tracce di Drax e, dopo averlo pedinato in auto, scopre che la ragazza è nelle sue mani. Inizia così un inseguimento sulla statale che porta da Londra a Dover tra la Bentley guidata da 007 e la Merceders Skk di Drax che si conclude con la cattura del nostro. Gala e Bond sono imprigionati nella centrale: mancano poche ore al lancio del missile e Drax rivela la sua vera identità. Egli è un nazista, scambiato per caso durante la guerra in un inglese. Adesso può finalmente vendicarsi della perfida albione scaraventadole addosso la sua potente arma. Sembra tutto finito ma Bond riesce a liberarsi e a riprogrammare i giroscopi del razzo, giusto in tempo per salvare la sua patria dall’olocausto nucleare…

Di tutti i romanzi dedicati a 007 Moonraker è quello meno conosciuto dai lettori nostrani per una serie di motivi. Il primo è da attribuire al diverso titolo con il quale fu messo in circolazione dalla Garzanti, Il grande slam della morte. Il secondo è per via dell’orribile film, a metà tra il parodistico e il fumettistico, che Lewis Gilbert filmò nei primi anni ’80 e del quale parleremo più avanti.
È un vero peccato che il libro abbia conosciuto da noi uno scarso successo perché Moonraker è un concentrato di peripezie in pura salsa british. Innanzitutto questa è l’unica storia ambientata interamente nel Regno Unito (e più precisamente tra Londra e la campagna del Kent); inoltre il volume è denso di informazioni personali sul nostro eroe riguardanti la sua vita quotidiana. Nel romanzo apprendiamo, infatti, che Bond ha circa 37 anni, lavora in un tetro ufficio, ha una segretaria (Loelia Ponsoby), va a mensa tutti giorni, vive in un piccolo appartamento in King’s road, governato dalla sua preziosa domestica scozzese di nome May, e passa il suo tempo libero con tre amanti (tutte sposate), oppure a giocare a golf.
Bond in questa nuova avventura sfoggia tutto il suo insopportabile snobismo inglese che lo porta addirittura a vantarsi della cucina inglese, a suo dire “la migliore del mondo”.
Il romanzo è suddiviso in giornate, dal lunedì al venerdì, che scandiscono la suspense, insita nel prossimo lancio del razzo.
La partita a bridge che apre la storia è descritta mirabilmente e richiama alla memoria quella a chemin de fer di Casinò Royale.
Ancora una volta il cattivo corrisponde al classico cliché fisiognomico di Fleming. Tozzo, di orribile aspetto, ha il viso deturpato dal fuoco, un’orribile capigliatura rossa e un paio di baffi che gli coprono una vistosa sporgenza dell’arco dentale. Nel passato di Drax c’è la collaborazione con Otto Skorzeny, l’Oberturbandführer dello spionaggio tedesco le cui mosse Fleming aveva studiato per anni durante la guerra.
La Bond girl è un’inglese taciturna ma bellissima che, cosa praticamente unica, rifiuta il corteggiamento di Bond, lasciandolo nel finale da solo.
Il romanzo pullula anche di elementi autobiografici: il processo di immedesimazione tra Bond e Fleming si fa sempre più stretto. Bond è definito “triste”, un aggettivo che molte donne avevano affiancato a Fleming. Per di più il suo creatore scarica sul personaggio alcuni dei suoi disagi fisici e mentali.
Per questo libro Fleming saccheggia il suo angolo favorito d’Inghilterra, Kingsdown, dove Drax costruisce il suo razzo sulle scogliere di Deal; è poi citato il locale preferito dello scrittore, quel Café Royal a Dover, dove Bond mangia le uova strapazzate al prosciutto con abbondante caffè. Il club Blades, infine, ha alcune reminiscenze del White’s Club, di cui Fleming era stato socio dal 1936 al 1940.
Il tono crepuscolare e malinconico di Moonraker è da attribuire anche alla sua stanzialità. Fleming è un nomade, un viaggiatore nato, e l’Inghilterra sta stretta a lui e alla sua creatura. Per i due è giunto il tempo di tornare in trasferta…

venerdì 16 luglio 2010

Bibliografia di Ian Fleming

Romanzi
  • Casino Royale (1953; La benda nera; Casinò Royal);
  • Live and let Die (1954; Vivi e lascia morire);
  • Moonraker (1955; Moonraker: il grande slam della morte);
  • Diamonds are Forever (1956; Una cascata di diamanti);
  • From Russia with Love (1957; A 007, dalla Russia con amore);
  • Doctor No (1958; L'impronta del drago; 007 Licenza di uccidere - Il Dottor No);
  • Goldfinger (1959; Missione Goldfinger);
  • For your Eyes Only (1960; Solo per i tuoi occhi) Si tratta di una serie di racconti. Contiene: From a view to a kill (Un colpo di pistola; Paesaggio e morte); For your eyes only (Delitto in Giamaica; Solo per i tuoi occhi); A quantum of Solace (Una coppia felice; Un "quantum di sicurezza"); Risico (Affare pericoloso; Rischio); The Hildebrand rarity (La quinta signora Krest; La rarità Hildebrand).);
  • Thunderball (1961; Thunderball Operazione Tuono);
  • The Spy who Loved Me (1962; La spia che mi amava);
  • On Her Majesty's Secret Service (1963; Servizio Segreto; Al servizio segreto di Sua Maestà);
  • You Only Live Twice (1964; Si vive solo due volte);
  • The Man with the Golden Gun (1965; L'uomo dalla pistola d'oro).
  • Octopussy and The Living Daylights (1966; Octopussy) Si tratta di una raccolta di due romanzi brevi, completati postumi, a cui ne è stato aggiunto un terzo nelle ultime edizioni: Octopussy (Octopussy); The living daylights (Il lume dell' intelletto); The property of a lady (Di proprietà di una signora).

Altri scritti

  • Thrilling Cities (Le città del brivido), Una raccolta di tredici articoli commissionati a Fleming dopo i primi successi come scrittore su varie città del mondo. La prima edizione comprende solo sette articoli su altrettante città del mondo, che Fleming visitò spesato dal "Sunday Times" nel 1959. Le edizioni successive comprendono tutti gli articoli sulle thrilling cities, comprese quelle europee visitate nel 1960. Nelle edizioni più recenti è anche stato incluso un racconto con protagonista James Bond, 007 a New York. Per l'Italia è dedicato un capitolo a Napoli.
  • The diamond smugglers (Il traffico di diamanti), un saggio scritto durante gli studi preparatori di Una cascata di diamanti. Fleming rimane affascinato e colpito dal sistema del traffico internazionale di diamanti e decide di rendere le abbondanti informazioni raccolte in un saggio.
  • State Of Excitement, un romanzo mai pubblicato commissionato allo scrittore da un emiro del Kuwait. Sarà poi la base del film di Terence Young The Poppy is also a Flower (Il papavero è anche un fiore)
  • Chitty Chitty Bang Bang, un romanzo per bambini scritto per puro divertimento. Pubblicato, raggiunge modesto successo, tanto che ne verrà poi tratta un'omonima trasposizione cinematografica ed un musical a teatro.

venerdì 9 luglio 2010

IL MIO NOME E' FLEMING - Seconda parte

2 –DESTINAZIONE LEGGENDA

La mattina del terzo martedì di gennaio del 1952, a dieci settimane dal suo matrimonio, Fleming è in vacanza a Goldeneye quando decide di mettersi a scrivere un romanzo di spionaggio. Sul suo tavolo c’è un libro, Gli uccelli delle Indie Occidentali, scritto dall’ornitologo James Bond. Quel nome gli sembra perfetto per il protagonista che ha in mente. Così, per dieci settimane, Fleming scrive incessantemente, seguendo un rituale che nel corso degli anni resta immutato. Egli scriverà ogni mattina fra le nove e mezzogiorno, mentre il pomeriggio, dalle 17 alle 18.30, revisionerà il manoscritto.
Come mai Fleming si decide ad intraprendere la carriera di scrittore così tardi? Egli, scherzando, asserirà di averlo fatto per distrarsi dallo shock del matrimonio. Una cosa è certa: l’autore scrive in assoluta libertà Casinò Royale, questo il titolo del suo primo libro.
Una volta terminato, Fleming fa leggere il manoscritto all’amico William Plomer, che a sua volta lo gira all’editore Jonathan Cape. Nell’agosto del 1952 nasce il primogenito di Ian, Caspar Robert.
Il 17 settembre dello stesso anno Fleming s’incontra con Cape per stabilire i termini del contratto. Con scrupolosa puntigliosità il novello autore riesce a spuntare persino una percentuale sugli incassi pari al dieci per cento per le prime 10.000 copie e al 20 per cento a partire dalle 20.000. Instancabile si mette subito alla ricerca di un editore americano, un’impresa tutt’altro che facile, perché il manoscritto è rifiutato da tre editori (segnatamente Doubleday, Norton, Knopf).

La sua nuova carriera di scrittore è però oramai partita. Nell’autunno del 1953, sempre a Goldeneye, Fleming concepisce il suo secondo romanzo, Vivi e lascia morire. È soddisfatto per la facilità con la quale il libro è nato e la trama gli sembra articolata meglio del precedente episodio. Nel frattempo la bozza di Casinò Royale è pronta ad andare in stampa. Fleming si mette al lavoro, spedendo il libro ad amici e conoscenti. Con sua grande sorpresa il celebre scrittore Somerset Maugham lo elogia con una lettera che esalta il suo ego. Ma nonostante le generali recensioni positive la prima edizione di Casinò Royale vende solo 4.750 copie e non si rivela la fonte di guadagno che il suo ideatore sperava. Fleming non si perde d’animo e mentre continua il suo lavoro al Sunday Times, viaggia negli Stati Uniti, dove nel frattempo è riuscito a trovare un editore (MacMillan), stringe un’importante amicizia con Roald Dahl, parte per una spedizione di speleologia nei Pirenei, infine passa parte dell’estate del 1953 a Villa Mauresque ospitando Maugham. Nel frattempo inizia a concepire Il grande slam della morte. Per questo episodio sceglie come location principale Kingsdown e le scogliere di Deal, dove Drax progetta il suo razzo. È con questo lavoro che l’identificazione tra Bond e Fleming diventa totale. Da questo momento ogni viaggio ed esperienza che lo scrittore farà nella sua vita privata trasmigrerà per osmosi nelle vicende di Bond.
Nell’autunno del 1953 Ian accetta la rubrica domenicale di pettegolezzi Atticus sul Sunday Times. Anche se odia i ricevimenti e la mondanità egli svolge il suo nuovo lavoro con grande entusiasmo, accumulando informazioni che gli torneranno utili nella stesura dei successivi romanzi.
Il 1954 è un anno chiave per lui: in aprile i critici scrivono che Vivi e lascia morire ha mantenuto le promesse di Casinò Royale. L’autore inizia a fantasticare: la sua creatura letteraria potrebbe emulare le gesta di Sherlock Holmes o Hercules Poirot. La sua amicizia con Somerset Maugham sfocia in una collaborazione di quest’ultimo al numero domenicale del Sunday Times, che culmina con la pubblicazione in 15 puntate del suo nuovo romanzo.
All’inizio di giugno Fleming completa la revisione de Il grande slam della morte e lo consegna a William Plomer che ne è entusiasta; nel contempo vende i diritti di Casinò Royale per 1.000 dollari alla Columbia Broadcasting che ne vuole fare una trasposizione televisiva. I dati di vendita dei due precedenti lavori, sia in Inghilterra che in America, non sono però incoraggianti. Nel giugno dello stesso anno Fleming comincia a scrivere Una cascata di diamanti. Il suo amico di Eton, Philip Browing, lavora presso la compagnia diamantifera De Beers. Affascinato dal commercio internazionale dei gioielli, Fleming abbozza la trama del nuovo episodio. Ancora una volta l’ambientazione è in America, ma stavolta invece di New York e la Florida, location di Vivi e lascia morire, Fleming sceglie i casinò di Las Vegas, le corse di cavalli di Saratoga e le highways di Los Angeles. Una spinta notevole alla sua carriera è fornita dall’aiuto del tutto disinteressato che il grande scrittore di noir Raymond Chandler fornisce al suo amico inglese. L’inventore di Philip Marlowe scrive un elogio formidabile per Il grande slam della morte: “Ian Fleming è lo scrittore più efficace e più incisivo di quel genere letterario che in Inghilterra penso si chiami ancora thriller.” Fleming però da tempo medita di interrompere le avventure del suo eroe. Egli, infatti, si sente esausto e deluso dai risultati di vendita dei suoi libri. Inoltre l’immedesimazione totale col suo personaggio lo porta a documentarsi e a vivere in prima persona surrogati di quelle avventure che successivamente descrive in modi più mirabolanti. Questo processo creativo lo esaurisce non solo psicologicamente ma anche fisicamente.

Poiché James Bond non riesce a guadagnare abbastanza, Fleming decide di liberarsi di colui che ormai definisce sarcasticamente “quel fantoccio di cartone”. Il quinto ed ultimo romanzo nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere l’epitaffio di Bond e proprio per questo sarebbe stato un lavoro più serio e introspettivo. In Dalla Russia con amore, secondo le sue intenzioni, la SMERSH avrebbe attirato 007 in una trappola mortale, utilizzando come esca una bellissima ragazza. L’eroe sarebbe caduto nel tranello e, con un finale inatteso, non sarebbe riuscito a cavarsela. La storia avrebbe avuto come centro narrativo le congiure del Cremlino che Fleming aveva avuto modo di conoscere bene durante la sua permanenza in Russia per l’agenzia Reuter. L’ambientazione, invece, sarebbe stata Istanbul. La scelta cade sulla Turchia giacché il suo conoscente Sir Ronald Howe di Scotland Yard deve recarsi a Istanbul per una riunione dell’Interpol. Per Fleming è un’occasione irripetibile.
Durante il suo soggiorno a Goldeneye Fleming termina Dalla Russia con amore poi segue l’amico Ivar Bryce in una breve gita di tre giorni a Inagua, alle Bahamas, per ammirare i fenicotteri rosa. La strana isola, con una palude grigia, profonda solo sessanta centimetri, lo ispira per il macabro rifugio del Dr Julius No. Inagua sarebbe diventata Crab Key, teatro di un’altra impresa di Bond in Dr No.
Una volta tornato a Londra Fleming ricomincia a soffrire della sua fastidiosa sciatalgia. Accetta pertanto di ricoverarsi presso Enton Hall alla London Clinic, una casa di cura per rimettere in sesto gli agenti di borsa con interventi fisioterapici e una dieta ferrea, priva di alcolici. Anche in questo caso l’esperienza gli risulterà utile qualche anno più tardi, quando spedirà il suo Bond a disintossicarsi in Thunderball.
Deciso ad abbandonare la sua creatura, Fleming vende per 6.000 dollari i diritti cinematografici di Casinò Royale a Gregory Ratoff e con il ricavato si compra una spettacolare Thunderbird da 190 cavalli.
All’uscita di Dalla Russia con amore Fleming comincia a nutrire dei dubbi sul risultato letterario dell’opera. Voleva fare di Bond un vero essere umano ma il suo personaggio risulta ancora una volta sprovvisto di humor e bidimensionale. Le recensioni sono tiepide ma visto l’interesse del pubblico sempre più crescente Fleming cambia idea e decide di dare una nuova opportunità al suo fantoccio di cartone. I suoi futuri romanzi però sarebbero stati di puro intrattenimento, senza ambizioni letterarie di sorta.

Verso la fine di novembre del 1954 accade un imprevisto destinato a causare un’enorme pubblicità allo scrittore. Dopo la crisi del canale di Suez il primo ministro britannico Anthony Eden cade in un profondo stato di stress. I dottori gli consigliano un periodo di vacanze, possibilmente fuori dall’Inghilterra. Il ministro delle colonie Alan Lennox-Boyd, amico intimo di Fleming, suggerisce al primo ministro di andare a riposare in Giamaica, a Goldeneye. Fleming naturalmente mette a disposizione la sua casa e da quel momento la stampa si riversa davanti alla piccola villa, peraltro austera e priva di comfort, per spiare le condizioni dell’illustre ospite. Il chiasso mediatico che ne deriva porta il Daily Express alla decisione di pubblicare a puntate Dalla Russia con amore. Il successo è immediato e convince l’editore a stampare subito l’edizione tascabile dei precedenti volumi, che hanno un’impennata nelle vendite. Dopo cinque lunghi anni è finalmente cominciata la corsa al best seller. Sono due i fattori che Fleming individua per spiegare il suo inatteso successo. Il primo è che il pubblico popolare, quello che acquista l’edizione tascabile delle avventure di 007, è affascinato dall’ambiente e dal lusso che circonda James Bond. Il secondo è la popolarità acquisita da Fleming sui giornali con la storia delle vacanze del primo ministro. Il binomio Fleming-Bond stavolta è indissolubile, destinato a tramutarsi in mito.
Nell’estate del 1957, abbandonati definitivamente i propositi di lasciar morire la sua gallina dalle uova d’oro, Ian comincia a lavorare a Goldfinger, dove esprime la sua ammirazione per la ricchezza.
Alla fine del 1958 accetta un accordo con la CBS per una serie Tv in 32 puntate dedicata al suo personaggio. L’occasione per lui è irrinunciabile, sia per motivi economici che per ragioni letterarie. Fleming, infatti, ha sempre più difficoltà a scrivere le abituali 70.000 parole dei romanzi mentre trova piuttosto semplice scrivere dei racconti. Approfittando dell’accordo scrive Rischio, Paesaggio e morte e Solo per i tuoi occhi. Insieme a Un quantum di sicurezza, redatto durante un viaggio di ritorno dalle Seychelles, e La rarità Hildenbrand, i racconti sono riuniti in un unico volume dal titolo Solo per i tuoi occhi.
Nell’autunno del 1958, lo scrittore conosce il regista Kevin McClory. Il suo amico Ivar Bryce si è improvvisato produttore e ha finanziato l’opera prima di McClory, The Boy and The Bridge. I due fanno amicizia, si stimano e in breve nasce l’idea di realizzare il primo film di James Bond, prodotto dallo stesso Bryce. La collaborazione però dopo qualche mese comincia a scricchiolare. La difficoltà nel trovare un buon soggetto e il flop commerciale di The Boy and The Bridge, fanno vacillare Fleming e Bryce. Su consiglio dello stesso Fleming viene coinvolto nel progetto anche lo sceneggiatore Jack Whittingam. Inoltre Ian consiglia Bryce di contattare il regista Antony Asquith e poi Alfred Hitchock, non essendo più convinto delle capacità artistiche di McClory. La situazione si fa sempre più ingarbugliata e stressa molto Fleming che, approfittando della proposta del nuovo proprietario del Sunday Times, il canadese Roy Thomson, accetta di partire per cinque settimane in giro per il mondo per realizzare un reportage a puntate, pubblicato poi anche in un volume dal titolo Le città del brivido. Fleming molla McClory e Whittingam prima per il viaggio, poi per scrivere Thunderball. Senza preoccuparsi delle conseguenze egli concepisce la storia come “il libro del film”, romanzando il copione di McClory e Whittingam e aggiungendo alcune situazioni nuove come il ricovero in clinica di Bond, gettandosi così in un pasticcio legale destinato a durare parecchi anni.
McClory fa causa a Fleming per plagio. La disputa legale è un duro colpo per lo scrittore che il 12 aprile del 1961 è colpito dal primo attacco di cuore mentre è in riunione il martedì mattina con tutta la redazione del Sunday Times. I dottori, durante la lunga convalescenza, gli prospettano un altro stile di vita che comprende i divieti assoluti di bere e fumare, oltre a lunghi periodi di riposo. Fleming segue i consigli per qualche settimana poi riprende le sue cattive abitudini. L’evento però lo ha fiaccato duramente ed è proprio per questo motivo che quando il produttore canadese Harry Saltzman, assieme al suo partner italoamericano Albert Broccoli (che ha un serio contatto con la United Artists), si propongono per l’acquisto dei diritti cinematografici di tutti i suoi romanzi, egli accetta l’offerta. L’esperienza con McClory lo ha toccato nel profondo ed egli si astiene dall’interferire durante la lavorazione di Dr. No (in italiano Licenza di uccidere), il primo titolo scelto per la serie cinematografica. Né tantomeno interviene sulla scelta del protagonista. A richiesta suggerisce il nome di David Niven, suo caro amico, ma il suo contributo alle vicende cinematografiche di 007 si limita a questo.
Nel frattempo la causa per plagio si risolve in una transazione tra le parti nella quale si stabilisce che il nome di McClory dovrà essere presente in qualsiasi versione cinematografica di Thunderball.
Sempre nel 1961 si aprono definitivamente per Fleming le porte del successo ma anche quelle della malattia. Il 17 marzo il personaggio di James Bond riceve un lancio spettacolare. La rivista Life pubblica la lista dei dieci romanzi preferiti del Presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy. Accanto a classici della letteratura come Il rosso e il nero di Stendhal, al nono posto figura Dalla Russia con amore. Fleming aveva conosciuto Kennedy a una cena a Washington un anno prima ma non avrebbe mai immaginato un tale onore. Questa notizia fa decollare le vendite dei suoi romanzi in America.
All’inizio del 1962 Fleming scrive in Giamaica La spia che mi amò. Il suo esperimento di far narrare la storia in prima persona alla protagonista della vicenda, nonché di fare irrompere Bond solo nella seconda parte, è considerato un fallimento per il pubblico, che vuole 007 sempre in azione. Con Servizio segreto egli pertanto torna alla tradizionale formula bondiana.
Nei primi mesi del 1963 si reca in Giappone, teatro del suo nuovo libro, Si vive solo due volte, insieme al suo amico Richard Hughes e a Torao “Tiger” Saito. Nel frattempo i film tratti da Dr No e Dalla Russia con amore ottengono un successo mondiale e Fleming decide di cedere il 51 per cento della Glidrose, pari a 100.000 sterline, al suo conoscente Sir Jack Campbell della Booker Brothers. Una cifra irrisoria, se si pensa a quanto guadagnerà Bond solo in merchandising. Ma il cuore continua ad angustiare Fleming che scrive L’uomo dalla pistola d’oro molto lentamente, stremato, senza avere nemmeno la forza di revisionarlo.
Il 27 aprile del 1964 muore la madre. Fleming la segue diciotto giorni dopo, all’una di notte del 12 agosto. Non farà in tempo a vedere Goldfinger, la pellicola che avrebbe suggellato definitivamente la nascita del mito cinematografico di Bond e del suo autore.

martedì 6 luglio 2010

IL MIO NOME È FLEMING

1- L’ATTIMO FUGGENTE

Ian Fleming nasce il 29 maggio del 1908 nel quartiere di Mayfair a Londra. Il nonno, lo scozzese Robert Fleming, ha fatto fortuna in America ed è considerato il padre delle società finanziarie d’investimento. Il padre di Ian, Valentine, è uno di quei personaggi edoardiani di nobile lignaggio, essendo cresciuto in un ambiente raffinato. Frequenta prima Eton, poi Oxford, laureandosi in legge. Diventa poi deputato per l’Oxfordshire meridionale e il 18 febbraio del 1906, all’età di 24 anni, sposa Evelyn St. Croix Rose, una provinciale schiva e riservata.
Fin da piccolo Ian è un bambino robusto, vivace e malinconico; il suo temperamento appare subito anticonvenzionale e poco incline allo studio. Mandato col fratello Peter (più grande di un anno) alla Duruford School, Ian detesta immediatamente l’ambiente autoritario e la disciplina rigida.
La perdita del padre, avvenuta nel maggio del 1917, durante il primo conflitto mondiale, è destinata a influenzare l’adolescenza del giovane, che vede nel genitore una figura leggendaria, che con il suo coraggio si è meritato un elogio funebre sul Times di Winston Churchill.
Il ricchissimo Valentine lascia tutti i suoi beni alla moglie che si trova così a dover badare ai figli da sola.
Sia Peter che Ian si iscrivono a Eton ma, a differenza di Peter che subito eccelle nello studio, Ian si distingue solo nello sport, diventando Victor Ludorum in atletica leggera. A causa del suo comportamento con le ragazze egli è poi costretto ad abbandonare il college con un trimestre d’anticipo per intraprendere la carriera militare a Sandhurst. Tuttavia, anche quell’esperienza dura poco. Dopo un solo semestre, infatti, il ragazzo dà le dimissioni dal collegio militare.
Disperata, la madre manda il diciassettenne Ian a Kitzbüel presso la famiglia Forbis Dennis. I coniugi esercitano una grande influenza sul giovane, facendogli da istitutori e avviandolo alla carriera diplomatica. È qui che Ian scopre il suo amore per i libri, per le donne e per la montagna.
Ian, inoltre, nel corso della sua permanenza migliora il suo francese, il tedesco e inizia a parlare il russo. Il concorso in diplomazia si rivela però un altro fallimento. Fleming dopo quattro anni è costretto a tornare a vivere dalla madre. Quest’ultima, preoccupata dalle disavventure del figlio, si adopera affinché trovi al più presto un’occupazione redditizia. È lei a procurare al figlio un lavoro presso l’agenzia giornalistica Reuter. Dopo un periodo di prova di sei mesi, nel corso del quale egli si dimostra entusiasta, arriva la prima grande occasione. A Fleming, infatti, è concessa l’opportunità di andare a Mosca per seguire il processo a sei britannici della società elettrica Metropolitan-Vickers, accusati nel marzo del 1933 dalla polizia sovietica (la temibile Glepeù) di spionaggio e sabotaggio. Il processo è ormai entrato nella storia accanto alle grandi purghe staliniane degli anni ’30. La permanenza a Mosca si rivela fondamentale per il neo giornalista, che ha modo di osservare da vicino i metodi della Glepeù. È questa un’esperienza destinata a divenire preziosa molti anni dopo nel corso della stesura di Dalla Russia con Amore. Durante il processo, che si conclude con la condanna di 5 dipendenti (espulsi più tardi dall’URSS), Fleming dimostra inventiva e spirito di iniziativa, con piena soddisfazione della Reuter.
L’agenzia vorrebbe proseguire la collaborazione ma Fleming rinuncia al ruolo di corrispondente a Shangai per intraprendere la professione di agente di borsa.
Dopo avere lavorato per qualche anno nella City Fleming è chiamato a un nuovo incarico, decisamente più movimentato.

Una mattina di maggio del 1939 il trentenne è invitato a pranzo dal contrammiraglio John Godfrey, nominato da poco Direttore del servizio informazione della Marina (NID). Nell’imminenza del conflitto, Godfrey ha l’incarico di rimettere in azione l’organizzazione spionistica e ha bisogno di un assistente. Ian accetta con entusiasmo l’offerta, giacché l’occasione gli sembra perfetta per alimentare i suoi sogni di avventura. Per quasi sei anni lavora nella mitica stanza numero 38 dell’Ammiragliato, teatro di tutte le decisioni più importanti della seconda guerra mondiale. Qui ha modo di emergere grazie alla sua dedizione, alla sua fantasia e al suo coraggio. L’esperienza è una palestra essenziale, dalla quale Fleming attingerà a piene mani nei suoi romanzi.
Nel corso del conflitto partecipa attivamente a varie missioni diplomatiche, viaggia a Tangeri, a Lisbona, è impegnato in Francia durante la capitolazione del governo francese, va in America e assiste alla nascita dei servizi segreti americani. Si distingue inoltre per le sue bizzarre idee, come quella di proporre il mago Alistair Crowley nel ruolo di mediatore con Rudolph Hess, oppure di studiare la vita dell’Oberturbandführer Otto Skorzeny, responsabile dello spionaggio tedesco. Imitando il suo antagonista egli crea l’unità d’assalto 30, una delle più straordinarie formazioni autonome dell’esercito britannico, che ha il compito di recuperare i documenti bellici del nemico.

Nell’autunno del 1944, dopo essersi recato a Washington per un lavoro di collegamento con il servizio segreto della marina statunitense, Fleming si reca a Kingston, in Giamaica, per rappresentare il NID a una conferenza sulla minaccia dei sommergibili tedeschi nel Mar dei Caraibi. Per arrivarci parte con l’amico Ivar Bryce per un lungo viaggio in treno sul Silver Meteor. È un viaggio talmente affascinante che egli in seguito lo utilizzerà in Vivi e lascia morire. Fleming ama da subito la Giamaica e, con una delle sue decisioni impulsive, decide di eleggerla a futura residenza estiva. Chiede pertanto all’amico Bryce di trovargli sei ettari di terreno da acquistare e questi li trova presso Oracabessa. Quando vede le fotografie del terreno, con la sua spiaggetta nascosta e la giungla alle spalle, Fleming non esita un istante e acquista il lotto, progettando personalmente la casa che chiama Goldeneye. Il nome glielo suggerisce il romanzo di Carson McCullers Riflessi in un occhio d’oro (in inglese Reflections in a Golden Eye).
Il 10 novembre del 1945 Fleming si congeda dall’esercito. A 37 anni è un uomo che deve reinventarsi una vita. Dopo essersi baloccato con l’idea di entrare nei servizi segreti dell’MI6, accetta l’offerta di Lord Kemsley di organizzare un servizio di notizie estere per la sua catena di giornali, tra i quali c’è anche il Sunday Times. Il compenso di 5000 sterline annue è buono, inoltre Fleming ottiene due mesi di ferie l’anno, nelle quali si rifugia a Goldeneye, accanto all’amico Noel Coward, dedicandosi al nuoto, alle immersioni e alla caccia agli squali. Tuttavia dopo qualche anno quel lavoro diventa per lui una prigione e il suo animo inquieto si risveglia, incapace di sopportare le beghe quotidiane d’ufficio. Nel 1949 capisce che le speranze riposte in una carriera giornalistica ad alto livello sono svanite. Ancora una volta la delusione gli suscita profonde crisi di malinconia, che stempera con le 70 sigarette quotidiane e un quarto di litro di gin. La salute comincia a vacillare. Fleming accusa un senso d’oppressione al petto che i dottori all’inizio sottovalutano.
Durante questi anni coltiva amicizie importanti anche nel campo dell’editoria. Innanzitutto il poeta e romanziere William Plomer, suo collega al NID durante la guerra, e consulente letterario dell’editore Jonathan Cape. Un’altra relazione importante è quella con la poetessa Dame Edith Sitwell, con la quale condivide la passione per Paracelso. E poi il commediografo Noel Coward, suo vicino di casa in Giamaica.
Il 24 marzo del 1952, a 43 anni, Fleming si sposa con Lady Rothermere, già Lady O’Neill, nata Anne Charteris. La donna, intelligente, forte e determinata, fa breccia nel cuore del maschilista inveterato dopo una relazione durata sei anni.

domenica 30 maggio 2010

Si vive solo due volte

Si vive solo due volte (You Only Live Twice)
Prima edizione: Glidrose, 1964
Prima edizione italiana, Garzanti, 1965
Traduzione: Enrico Cicogna

"Si vive solo due volte: una volta quando si nasce e una volta quando si guarda la morte in faccia."

Sconvolto dalla perdita dell'amata moglie Tracy (uccisa da Blofeld nel finale di Servizio Segreto) James Bond è caduto in una grave crisi depressiva. Non ha più stimoli sul lavoro e le ultime missioni si sono tramutate per colpa sua in due fallimenti clamorosi. M medita di farlo dimettere dall'MI6 ma lo psichiatra Sir James Molony consiglia di dargli un'ultima chance. A suo parere deve incaricarlo di una missione impossibile; forse questo stimolerà il suo ego e lo farà risvegliare dal letargo emotivo in cui è precipitato. M decide di seguire il consiglio dell'eminente luminare e dà a 007 un incarico delicatissimo: egli deve recarsi in Giappone per cercare di convincere i servizi segreti giapponesi a cedere al Regno Unito il criptografo Magic 44, in grado di leggere tutti i dispacci criptati dell'Unione Sovietica. Bond accetta e si reca nel Sol Levante, dove trova ad attenderlo Dikko Henderson del servizio segreto australiano. Quest'ultimo gli fa da anfitrione, cercando di introdurlo nella complessa mentalità orientale, del tutto differente da quella inglese. Tramite il chiassoso Dikko Bond si mette in contatto con Tigre Tanaka, il capo dei servizi segreti giapponesi. Tra i due scocca subito la scintilla dell'amicizia anche se ben presto emergono le differenti visioni del mondo, dando vita così a un conflitto di mentalità. Tigre è molto scaltro e non ha intenzione di cedere il suo Magic 44 all'Inghilterra a meno che Bond non sia disponibile ad accettare una missione per conto del governo giapponese.
Tanaka spiega all'agente che recentemente il suo governo ha fornito un permesso di soggiorno di dieci anni allo svizzero Guntram Shatterhand e a sua moglie Frau Emmy. Questi è un facoltoso botanico, disposto a spendere non meno di un milione di sterline per la creazione di un parco esotico nel quale ha fatto trapiantare una collezione inestimabile di alberi provenienti da ogni parte del mondo. Egli ha edificato il suo Eden nei pressi dell'isola Kyushu, vicino a Fukuoka. Il problema è che quel giardino si è subito tramutato in una macchina infernale di morte, essendo presenti le più rare piante velenose e i più letali animali del pianeta. Così, il parco è divenuto la metà di tutti gli aspiranti suicidi del Giappone e ha iniziato a mietere vittime, facendo oltre cinquecento morti in un anno. Tanaka spiega a Bond che il suicidio nel suo paese non è considerato un disonore, tutt'altro, ma il numero crescente di vittime ha messo in imbarazzo il suo paese che non può permettersi di eliminare il dottor Shatterhand, pena una grave crisi diplomatica. Tigre pertanto propone un patto a Bond: se quest'ultimo eliminerà il botanico, in cambio riceverà il Magic 44. 007 accetta. Inizia così la trasformazione di Bond in Bondo-san, un giapponese di umili origini, sordo e muto, che dovrà introdursi nel "giardino delle delizie" e poi uccidere Shatterhand. Dopo un rapido tour de force negli usi e costumi giapponesi (che prevedono tra l'altro sbornie a base di sakè e orge con giapponesine compiacenti) Bond viaggia per il paese in compagnia di Tanaka diretto a Fukuoka.
Durante il viaggio Bond si accorge che un uomo misterioso li sta seguendo. Dopo un inseguimento in auto Tanaka acciuffa l'individuo che durante la colluttazione muore. Egli era un Drago Nero, una delle guardie del corpo del dottor Shatterhand. Ma le sorprese non sono finite: quando a Bond viene mostrata una foto dello scienziato grande è la sua incredulità perché vi riconosce Blofeld! 007 però non rivela la scoperta a Tanaka perché teme che questi allargherebbe l'indagine alla CIA, impedendogli così di compiere la sua vendetta. Tigre decide che Bond deve fermarsi qualche giorno in un'isoletta proprio di fronte all'isola di Kyushu in modo da studiare il metodo migliore per entrarvi ed eliminare (con il solo aiuto di una catena ninja e di un piccolo coltello) lo scienziato. L'isola è abitata dalla comunità ama che è favorevole ad ospitare Bondo-san. Qui Bond conosce l'incantevole Kissy Suzuki, definita la Greta Garbo d'Oriente, per via di un suo breve passato d'attrice a Hollywood. La ragazza, disgustata dall'ambiente del cinema, ha preferito tornare nell'isola dalla sua famiglia a pescare awabi (un frutto di mare pregiato) e chiede a Bond di accompagnarla al lavoro.
La notte del terzo giorno l'agente segreto passa all'azione. Con l'aiuto di Kissy arriva a nuoto nell'isola e penetra nel castello. Nel parco, in uno scenario surreale, illuminato solo dal chiarore della luna, egli assiste al suicidio di due uomini. Uno si getta nel lago popolato da piranha, l'altro (vestito in abito scuro con ombrello e bombetta) si lancia nella fumarola e brucia vivo.
La mattina seguente l'agente, nascosto in una rimessa, assiste alla perlustrazione quotidiana del giardino da parte di Blofeld e dei suoi uomini. La sera, finalmente, 007 entra nel castello. Mentre è alla ricerca della camera da letto del suo nemico Bond cade in una trappola, celata sotto il pavimento, ed è fatto prigioniero. L'agente è subito riconosciuto da Blofeld e Irma che lo sottopongono a crudeli sevizie. Bond resiste e ingaggia un duello mortale con la sua nemesi che si conclude con la morte di Blofeld, strangolato a mani nude. Dopo una rocambolesca fuga, per mezzo di un pallone aerostatico, Bond è salvato da Kissy Suzuki. Egli non ricorda più nulla, in preda ad un'amnesia totale. Kissy, innamorata di lui, lo nasconde agli agenti di Tanaka che lo danno per disperso. Anche l'MI6 pensa che Bond sia morto nel corso della missione e M pubblica il suo epitaffio. In realtà Bond, nei panni ora di Todoroki-san, vive una spartana vita di pescatore accanto alla sua Kissy, fino a quando un ritaglio di giornale che parla di Vladivostok non fa riemergere in lui un vago ricordo della Russia. Alla ricerca del suo passato Bond decide di recarsi in Unione Sovietica e abbandona Kissy al suo destino...

La nascita di Si vive solo due volte nasce da un viaggio in Oriente che qualche anno prima della stesura del romanzo Fleming fa per il suo Sunday Times. Il nuovo proprietario del giornale Roy Thomson, su indicazione del redattore letterario Leonard Russell, aveva autorizzato dei reportage in giro per il mondo che sarebbero stati realizzati proprio da Fleming. Il viaggio verso Hong Kong avrebbe rappresentato il primo capitolo di una serie di servizi giornalistici che poi sarebbero apparsi anche in un volume dal titolo Le città del brivido. A Hong Kong Fleming lega subito con Richard Hughes, un gigantesco australiano, ex peso massimo, che dai tempi della Corea rappresenta il giornale in Oriente. Con lui Fleming ha il primo contatto col mondo giallo. Hughes è l'uomo d'azione che Fleming ha sempre sognato di essere e l'Oriente che descrive nei suoi libri è in gran parte l'Oriente di Hughes. A lui poi è ispirato il personaggio di Dikko Henderson. Tre anni dopo Fleming si reca in Giappone, incontra di nuovo il suo amico australiano, e compie un viaggio all'interno del paese che fornisce la traccia del romanzo. Assieme a loro c'è anche Torao "Tiger" Saito (già scelto da Fleming per la parte di Tiger Tanaka), architetto, redattore, ottimo corrispondente di guerra, nonché grande amico di Hughes. Spesati di tutto dalla Glidrose Company, i tre fanno un tour del Giappone di 12 giorni. La semplicità dei giapponesi, la loro bizzarria, la loro ossessione della morte colpiscono l'immaginario dello scrittore. Il suo entusiasmo per gli usi e costumi nipponici sono evidenti nel libro, che nella prima parte somiglia a una guida turistica. La vicenda, infatti, prende il via nella seconda parte del romanzo, precisamente dal momento in cui Bond entra in azione. Qui Fleming dispiega il suo speciale talento nel descrivere un'azione densa di tensione e crudeltà assortite. Blofeld oramai si è trasformato in un sadico pazzo. Mentre in Operazione Tuono e Al servizio segreto egli opera al servizio della SPECTRE per destabilizzare il mondo con i suoi piano criminali, ora agisce solo per il suo piacere sadico e per il suo disgusto verso il genere umano. Egli si considera un genio e la realizzazione del parco esotico con le sue micidiali trappole di morte ha il solo fine di eliminare più persone possibili: "... si è sviluppata in me una specie di debolezza mentale, un disinteresse per l'umanità e per il suo futuro, un tedio assoluto per gli affari degli uomini... Quindi Mister Bond, ho ideato questo progetto utile e nello stesso tempo umanitario: offro la morte gratuita a coloro che desiderano liberarsi dal peso dell'esistenza."
L'incantevole pescatrice Kissy Suzuki è la ragazza nella quale Bond trova un momentaneo sollievo dai dolori della sua anima. Ella è molto avvenente e Fleming la descrive come una ragazza di grande spessore morale. Dopo una breve parentesi a Hollywood ha infatti deciso di abbandonare quella vacua esistenza, popolata da persone ignobili, fatta eccezione per David Niven, non a caso amico personale di Fleming.
L'altro aspetto interessante è il necrologio di M per il Times perché attraverso questo articolo Fleming ci mette a conoscenza del passato di Bond. Come sempre, la biografia personale dell'autore si confonde con quella del suo eroe. Veniamo così a sapere che Bond era figlio di padre scozzese e di madre svizzera e che i suoi genitori sono morti in un incidente alpinistico sulle Aiguilles Rouges sopra Chamonix. La sua educazione fu a dir poco incompleta: egli abbandonò Eton, poi s'iscrisse a Fettes, dove eccelse solo per il suo rendimento sportivo, infine lavorò al Ministero della Difesa nel corso della guerra.
Come si vede il passato di Bond è una fotocopia romanzata di quello del suo pantocratore.
La chiusura del romanzo è enigmatica. Bond parte verso Vladivostok senza alcuna memoria del suo passato verso un futuro ignoto. Per Fleming tirarlo fuori da questo pasticcio costerà un bel po' di fatica.

mercoledì 19 maggio 2010

Servizio Segreto

Servizio Segreto (On Her Majesty's Secret Service)
Prima Edizione: Glidrose Productions Ltd, 1963
Prima Edizione italiana: Garzanti, 1965
Traduzione: Rossella Irti Rossi

"Accese nervosamente una sigaretta, raddrizzò le spalle, e ricacciò nell'archivio rimasto chiuso per tanto tempo, le sue reminiscenze. Ormai era un adulto, un uomo con anni di ricordi torbidi e pericolosi: una spia."

James Bond da un anno viaggia per l'Europa alla ricerca di Ernst Stavro Blofeld, capo della SPECTRE. La sua caccia, però, non ha dato alcun esito. Blofeld sembra scomparso nel nulla. Scoraggiato e stanco di una missione così noiosa, che reputa inadatta alle sue capacità, il nostro medita di dimettersi dai servizi segreti. Mentre si trova in Costa Azzurra, diretto con la sua Bentley a Royale Les Eaux, Bond ingaggia una gara di velocità con una misteriosa ragazza che guida una Lancia Flaminia Zagato Spider. La corsa si conclude con la vittoria della donna, una cosa inaudita per Bond, che decide di seguirla fino all'Hotel Splendide. Qui scopre che la ragazza è la disinibita contessa Teresa di Vicenzo. Bond segue Teresa al casinò, dove assiste a una partita di chemin de fer nella quale la ragazza perde un'ingente somma di denaro che non può saldare. Per evitare lo scandalo Bond interviene pagando di tasca sua il debito. La ragazza decide di ringraziarlo, offrendosi per una notte d'amore. Il mattino successivo però Tracy (questo è il suo diminutivo) lo caccia dalla stanza in modo brusco. Esterefatto dal suo comportamento, Bond segue la ragazza in spiaggia e capisce che ella medita di suicidarsi. 007 interviene per evitare il dramma ma è bloccato da due loschi figuri che, minacciando con la pistola lui e la donna, li costringono a salire su un motoscafo. Dopo un breve viaggio essi vengono condotti all'interno di un camion dove risiede il quartier generale di Marc-Ange Draco, capo dell'Unione Corsa e padre di Tracy. Questi è preoccupato per la figlia, in crisi depressiva dopo l'abbandono del marito (lo spregevole conte italiano Di Vicenzo) e la successiva perdita del figlio per meningite. Draco chiede espressamente a Bond, che stima per il suo curriculum vitae, di prendersi cura della ragazza in cambio di un milione di sterline in oro. Bond rifiuta sdegnato l'offerta e consiglia all'uomo di ricoverare Tracy in una clinica psichiatrica. Draco allora gli chiede se può sdebitarsi per avere impedito che la figlia si facesse del male e l'agente risponde che vuole sapere se Blofeld è ancora vivo. Dopo una rapida indagine Draco rivela a Bond che il suo acerrimo nemico è in ottima forma e si nasconde in Svizzera.
Bond informa l'MI6 che si mette al lavoro fino a quando non rileva una traccia. Tramite i suoi legali Blofeld ha contattato il prestigioso Istituto di Araldica per avere le prove della sua nobiltà. Egli, infatti, si presenta come il Conte Balthazar de Bleuville, nella convinzione di essere il legittimo erede della casata.
Bond allora decide di tendere una trappola al suo nemico. Fingendosi lo specialista in genealogia, Sir Hilary Bray, egli si reca con l'autorizzazione di M in Svizzera per incontrarlo. Il suo piano è cercare di accaparrarsi la sua fiducia, portarlo con l'inganno in Germania, alla ricerca di un documento fondamentale per comprovare la sua nobiltà, e farlo rapire dall'intelligence britannica. Un audace piano che Bond definisce alla Eichmann.
Nei panni di Sir Bray l'agente segreto arriva in Svizzera dove trova ad attenderlo Irma Blunt, integerrima assistente personale di Blofeld. Dopo un breve viaggio in elicottero sopra le maestosi alpi imbiancate di neve (è il 23 dicembre), Bond atterra sul Pizzo Gloria, un remoto chalet ultra tecnologico in cima a una delle vette più alte d'Europa.
In quest'eremo trova dieci splendide ragazze inglesi che si stanno sottoponendo a una serie di cure per l'allergia. Bond incanta tutte con il suo charme ma nel contempo è teso per il compito che lo attende. Il mattino successivo Irma Blunt lo porta a conoscere Blofeld. 007 non riconosce in lui l'uomo che sta cercando. Blofeld, infatti, si è sottoposto a una serie di interventi di chirurgia plastica per modificare i tratti del viso. Egli è descritto da Fleming secondo l'abituale fisiognomica che contraddistingue tutti i suoi cattivi: repellente e subdolo. "La fronte era solcata di rughe e il naso, descritto come corto e largo, era aquilino e, sulla narice destra, mangiato da quello che, poveretto, sembrava il segno di una sifilide terziaria."
Bond riesce a ingannare Blofeld, estremamente sospettoso, convincendolo che la sua permanenza al Pizzo Gloria è indispensabile per chiarire alcuni aspetti delle nobili origini del suo cliente. Ottiene così di restare per almeno una settimana. L'agente inizia allora a flirtare con una delle ragazze, Ruby, alla ricerca di ulteriori informazioni sul Pizzo Gloria. Dopo averla sedotta si fa consegnare i nomi di tutte le ragazze presenti allo chalet. Ma la sua copertura è in pericolo: Blofeld, infatti, ha catturato l'agente numero 2 della stazione Z di Zurigo. Bond teme che la spia sotto tortura potrebbe rivelare la sua reale identità. Egli decide allora di fuggire quella sera stessa. Dopo essersi impossessato di un paio di sci l'agente si lancia di notte sulle pericolose piste montane, inseguito dagli uomini di Blofeld. Dopo una caccia brutale, che lo vede sfuggire anche a una valanga, l'uomo arriva stremato a St. Moritz e qui, sorprendentemente, incontra Tracy, pronta ad aiutarlo. La ragazza è lì perché il padre era preoccupato per la sorte di Bond e le ha spiegato tutto. I due, dopo un inseguimento in auto rocambolesco, riescono a fuggire ai sicari di Blofeld.
Il mattino successivo, all'areoporto di Zurigo, Bond prende una decisione inaudita: egli ama Tracy e le chiede di sposarlo.
Tornato a Londra, l'agente fa rapporto a M e al suo consulente del Ministero dell'Agricoltura. Quest'ultimo rivela ai colleghi i suoi timori. E' molto probabile che Blofeld nel suo rifugio al Pizzo Gloria stia preparando delle armi biologiche per distruggere il patrimonio agricolo dell'Inghilterra, mettendo così in ginocchio il paese. Le dieci ragazze sono state plagiate con l'ipnosi per introdurre nel Regno Unito i bacilli di virus letali. E' importante agire immediatamente. Ma c'è un problema diplomatico insormontabile. Blofeld si trova in Svizzera e l'MI6 non può agire ufficialmente sul territorio elvetico. Bond ottiene il via libera informale da M per rivolgersi a Draco. Il capo dell'Unione Corsa, felice per l'imminente matrimonio della figlia, accetta di aiutare il futuro genero e organizza un raid con i suoi uomini al Pizzo Gloria.
L'attacco al nemico riesce, lo chalet è distrutto ma Bond non riesce a catturare Blofeld, che fugge a bordo di un bob. L'importante però è che il pericolo della guerra batteriologica sia stato sventato. Ora il nostro può dedicare tutto se stesso al matrimonio con Tracy.
"Sì." James Bond pronunciò questo monosillabo alle 10.30 di un mattino di Capodanno limpido come il cristallo, nel salone del Consolato Britannico; e lo disse con convinzione."
Queste sono le righe che celebrano il (breve) passaggio da scapolo a coniugato di 007.
Una minaccia, infatti, incombe sui due sposi. Blofeld e Irma li seguono a bordo di una Maserati rossa e sparano un colpo mortale che uccide Tracy. Bond, sconvolto, abbraccia la donna sussurandole: "Va tutto bene... Abbiamo tutto il tempo che vogliamo."

Così si conclude uno dei romanzi più drammatici della saga, con un finale straziante e malinconico. Al servizio segreto è un potente romanzo di spionaggio nel quale l'autore ha voluto introdurre una vena romantica che mal si lega però alla vicenda principale. Far decidere al suo protagonista di sposarsi è una scelta forte, ad effetto, che meriterebbe di essere preparata in maniera minuziosa e realistica, entrando nella psiche del personaggio, facendo comprendere al lettore i motivi di questo improvviso voltafaccia.
Fleming, invece, liquida la faccenda così: "Bond pensò improvvisamente. Diavolo! Non la troverò più una ragazza come questa. Ha tutto quello che ho sempre cercato in una donna. E' bella, a letto e fuori. E' avventurosa, coraggiosa e piena di risorse. Eccitante in ogni momento. E sembra che mi ami. Per di più mi permetterebbe di continuare la mia attività e, essendo sola, non mi opprimerebbe con amicizie, relazioni o parentele. E, sopratutto, ha bisogno di me."
In questo modo James Bond da inveterato scapolo maschilista, a volte misogino, si trasforma in un romanticone. Ancora una volta la decisione è da addebitarsi alla svolta compiuta da Fleming nella sua vita privata. Dieci anni prima, mosso evidentemente dalle stesse convinzioni della sua creatura, egli ha sposato Anne Charteris e adesso sente l'esigenza di spettacolarizzare la sua decisione, compiendo l'ennesimo transfert in letteratura. Il problema è che questo evento non è giustificato narrativamente da ciò che è accaduto prima tra i due amanti. All'inizio della vicenda 007 ha passato una notte d'amore con Tracy e poi è stato scaricato dalla ragazza. Quando il padre di lei gli ha rivelato che soffre di un esaurimento nervoso, l'agente non si è intenerito e ha consigliato a Draco di ricoverarla in clinica! Adesso, solo per averla rivista dopo sei mesi e avere passato una notte in fuga con lei, avviene questa trasformazione?
I dialoghi poi tra Bond e Tracy somigliano a una canzone di Julio Iglesias e rivelano quanta poca stima Fleming avesse nell'universo femminile: "Non ti amerei se non fossi un pirata.", dice languida Tracy al suo innamorato. Oppure: "Si può fare all'amore anche senza amore."
Ancora una volta le donne per Fleming (e per Bond) si riducono a delle sciocchine graziose e romantiche, prive di spessore umano. Tutti i cliché della donna anni '50 sono quindi racchiusi nel personaggio di Tracy.
La forza del libro è nell'intreccio, serrato e denso di suspense. L'antagonista è un altro dei memorabili cattivi di Bond: granitico nella sua volontà di fare del male, anche se poco furbo quando chiede col suo vero nome all'Istituto di Araldica informazioni sulla propria genealogia. Una mossa poco accorta che lo rivela ai suoi nemici.
Il realismo costituisce uno dei punti a favore del libro: il rifugio tecnologico di Blofeld è ispirato dal lussuoso Corviglia Club vicino a Ginevra, dove l'autore era stato con la moglie per un reportage sulla Svizzera. Per accertarsi poi che i particolari araldici del suo libro fossero esatti, Fleming passa parecchi pomeriggi all'Istituto di Araldica in Queen Victoria Street. Qui apprende che il motto della famiglia Bond è "Il mondo non basta", utilizzato poi come titolo per uno dei capitoli cinematografici con Pierce Brosnan.
Detto questo dobbiamo ammettere che dopo i racconti di Solo per i tuoi occhi Al servizio Segreto è un appassionante ritorno alla tradizione bondiana, che conferma Fleming grande affabulatore di vicende bigger than life.

lunedì 3 maggio 2010

Casinò Royale

Prima edizione Glidrose Productions Ltd, 1953
Versione italiana: Prima edizione: Garzanti 1965 - Ultima edizione: Guanda Editore, 2004

"Alle tre del mattino l'odore del casinò, il fumo e il sudore danno la nausea. A quell'ora, il logorio interiore tipico del gioco d'azzardo - misto di avidità, paura e tensione nervosa - diventa intollerabile. I sensi si risvegliano e si torcono per il disgusto.
All'improviso James Bond si accorse di essere stanco."

Queste poche righe fulminanti segnano l'esordio di un nuovo eroe letterario. La spia per antonomasia è presentata da Fleming nel suo primo romanzo della serie come un uomo di mondo, che ama la vita agiata, a cui piacciono le donne (delle quali però diffida), anche se è pronto ad innamorarsene. Il gioco d'azzardo è una sua passione, così come lo sono le sigarette, i drink e una cena in un elegante restaurant francese. Fisicamente Bond è presentato come un uomo intorno ai 35 anni, alto, dai capelli neri, una leggera cicatrice sulla guancia destra, una vaga rassomiglianza con il musicista e cantante Hoagy Carmichael.

"L'idea che stavo per metter fine al mio celibato mi rendeva piuttosto nervoso. Per scaricare quella tensione che non mi dava pace, buttai giù un romanzo..." Con la sua consueta ironia così commentava Fleming la nascita della sua carriera di novelist. Scritto nel gennaio del 1952, durante una vacanza estiva nella sua residenza giamaicana di Goldeneye, Casinò Royale è l'archetipo dei romanzi di spionaggio. Il libro ha una struttura narrativa molto semplice, ed è suddiviso nei classici tre atti aristoteliani.
Nella prima parte è presentato il protagonista e la sua missione. James Bond si trova nell'immaginaria cittadina di Royale Les Eaux, sulla Costa Azzurra. Egli è stato mandato fin lì dal suo superiore dei servizi segreti inglesi, M., (l'iniziale si riferisce probabilmente al soprannome con il quale Fleming chiamava sua mamma) per sconfiggere al tavolo del baccarà Le Chiffre, testa di ponte dei sovietici in Francia, tesoriere e pagatore del sindacato comunista d'oltralpe. Siamo in piena guerra fredda, giacché la vicenda si svolge a metà degli anni '50. Le Chiffre è un apolide (da qui il cognome da lui scelto "una cifra", così si considera per via del numero sul suo passaporto), divenuto ricco sfruttando la prostituzione con una serie di bordelli dislocati in tutta la Francia. Tuttavia la nuova legge vieta le case chiuse e il losco faccendiere si trova in debito di oltre 50 milioni di franchi nei confronti dei servizi segreti sovietici. Quest'ultimi hanno messo a disposizione l'ingente somma di denaro per il finanziamento del sindacato. Per evitare la vendetta della Smersh (dipresso di Smyert Shpionam "morte alle spie") Le Chiffre decide di tentare la sorte al tavolo da gioco, sperando di recuperare con il gioco d'azzardo le finanze sperperate.
L'idea di M. è mandare il suo agente migliore con licenza di uccidere doppio zero in Costa Azzurra per sfidare a carte il truffatore. Se il piano dovesse andare a buon fine il gangster al soldo del KGB si ritroverebbe squattrinato e con un piede nella fossa. 1)

Bond accetta la sfida e si reca a Royale dove trova ad aiutarlo Renè Mathis, il suo collegamento in Francia, Felix Leiter, agente della CIA, e Vesper Lynd, affascinante collega che dovrà guardargli le spalle.
Appena arrivato Bond sfugge a un attentato ai suoi danni da parte di due bulgari, poi, prima di sfidare Le Chiffre al gioco, controlla il casinò per studiare i tavoli. Qui Fleming coglie l'occasione per esprimere alcune delle idee cardine del suo personaggio in tema di donne e di azzardo. "... la fortuna, con tutti i suoi capricci, non andava temuta, ma amata. Bond la vedeva come una donna che bisognava corteggiare con dolcezza o prendere con brutalità; mai cercare di arruffianarsela o di correrle dietro."
La sera 007 invita a cena Vesper la corteggia a modo suo, con un misto di raffinatezza e sensualità, anche se il suo pensiero fisso è affrontare Le Chiffre.

La seconda parte del romanzo si apre con i capitoli 10, 11, 12 e 13, interamente dedicati alla sfida al baccarà dei due protagonisti. Sono le parti più eccitanti del libro per lo stile asciutto con il quale l'autore descrive un mondo che conosce bene, essendo un assiduo frequentatore del casinò di Le Touquet, vicino a Deauville. L'antagonista di Bond è descritto come astuto e senza scrupoli, con un'aria sinistra. Si dice che Fleming si sia ispirato per questo personaggio al celebre satanista Alistair McCrowley, che durante la seconda guerra mondiale si offrì di fare da mediatore con il prigioniero Rudolph Hess, col quale condivideva la passione per l'occulto (tra l'altro McCrowley appare anche sulla copertina dell'album dei Beatles Sgt. Pepper Lonely Hearts Club Band).
Dopo una prima fase di gioco nella quale Bond guadagna una somma considerevole ne segue una seconda in cui è la sua nemesi a prevalere, lasciandolo privo di finanze. Bond è stato sconfitto ma interviene a dargli manforte Leiter, il quale gli offre in una busta 32 milioni di franchi per proseguire la partita. Di fronte allo spregiudicato rilancio dell'intero banco Le Chiffre vacilla ma è costretto a giocare la puntata. Il duello finale vede Bond prevalere, fino alla perdita dell'intero patrimonio di Le Chiffre.
Tornato in camera Bond nasconde l'assegno da 40 milioni di franchi e va a cena con Vesper. La ragazza è inquieta e abbandona la cena perché chiamata da Mathis per un resoconto della serata. In realtà è una trappola, tesa da Le Chiffre che rapisce la ragazza. 007 capisce tutto ma quando esce dal locale vede la macchina del malvivente allontanarsi. A bordo della sua Bentley Bond inizia un inseguimento sulle tortuose strade della Costa Azzurra ma si ribalta con la sua auto a causa di una trappola tesa dagli uomini di Le Chiffre con un tappeto di chiodi. Catturato, Bond è portato in una villa inabitata nel cuore della campagna francese. Denudato, è torturato con sadismo da Le Chiffre che vuole sapere dove ha nascosto i soldi. Bond resiste al dolore e non parla ma quando sta per cedere un evento inaspettato lo soccorre. Un agente del KGB giustizia con un colpo di pistola alla testa Le Chiffre e poi si allontana, non prima di avere inciso con un pugnale sulla mano di Bond le lettere SH, ovvero Shpionam. L'esecuzione di Le Chiffre è descritta da Fleming con brutale realismo: "Si sentì un puff acuto, non più sonoro della bolla d'aria che esce da un tubetto di dentifricio. Nessun altro rumore, nessuno: e di colpo a Le Chiffre spuntò un altro occhio, un terzo occhio all'altezza degli altri due, proprio dove il naso massiccio cominciava a sporgere dalla fronte. Era un piccolo occhio nero, senza ciglia né sopracciglia."

La terza parte inizia al capitolo 19 e presenta Bond nel letto di un ospedale. L'agente è stato recuperato da Mathis che ha salvato anche la ragazza, per fortuna incolume. Bond, invece, è rimasto scosso nel corpo e nell'anima. In una conversazione con Mathis esprime i suoi dubbi circa la liceità delle sue azioni. Un disincato amaro affiora dalle sue parole: è così labile la differenza tra il bene e il male che non è più sicuro delle sue azioni. Inoltre le ferite che ha subito nelle parti più intime sono gravi; il nostro è preoccupato che possano avere delle ripercussioni irreversibili sulla sua virilità. E' anche per questo che rifiuta dapprincipio tutte le visite di Vesper. La ragazza infatti lo attrae più di quanto egli stesso è disposto ad ammettere. Alla fine però 007 capitola e incontra la donna. Attratto da lei, accetta di passare la sua riabilitazione in un piccolo hotel della costa. I due s'innamorano perdutamente l'una dell'altra e Bond considera seriamente l'ipotesi matrimonio. Ma un'ombra cupa minaccia il loro rapporto. Vesper è convinta di essere seguita da un misterioso uomo in nero col monocolo. Bond dapprima non vuole crederle ma le bugie della ragazza lo insospettiscono fino a quando accade l'impensable: Vesper si suicida, inghiottendo un intero flacone di Nembutal. A Bond, disperato per la perdita, ella ha lasciato una lettera nella quale dichiara di essere una spia dei russi. Ha accettato il doppio gioco perché i sovietici la ricattavano di uccidere il suo amante, un pilota polacco catturato durante la guerra e prigioniero della Smersh. La ragazza si è tolta la vita non sopportando l'idea di rivelare a Bond, di cui si era innamorata, la verità.
E' questa la parte più crepuscolare del libro nel quale Fleming mette in luce un aspetto romantico di Bond che contrasta con l'idea che ci eravamo fatti di lui leggendo il libro. Dietro quella scorza da uomo rude si cela in fondo un romanticone. E nessuno dei lettori gli crede quando, chiamando il suo agente di collegamento a Londra egli dichiara: "Parla 007. Da un telefono pubblico. Emergenza. Trasmetti subito: 3030 faceva il doppio gioco per Ivan."
"Sì, accidenti: ho detto 'faceva'. E' morta la puttana".

Casinò Royale è un ottimo thriller che reinventa il genere facendo invecchiare di colpo i classici Conan Doyle, Agatha Christie e Edgar Wallace. Fino a quel momento, infatti, la letteratura inglese non aveva mai proposto qualcosa di innovativo nel genere spionistico. Fatta eccezione per il Richard Hannay di John Buchan, un ingegnere ingaggiato ogni tanto dal servizio segreto, e qualche storia di Eric Ambler, James Bond s'impone immediatamente come un personaggio nuovo. La spia di Fleming, crudele ma col sorriso sulle labbra, è più vicino al personaggio di Mike Hammer, inventato da Mickey Spillane che al Philip Marlowe di Raymond Chandler (che peraltro apprezzava i romanzi di Fleming). A Spillane Casinò Royale deve almeno due elementi. Il primo è la ragazza, Vesper, che s'innamora di Bond salvo poi rivelarsi una spia nemica. In un romanzo di Spillane sarebbe stato lo stesso Hammer a ucciderla, mentre in Fleming la donna si suicida. Con Hammer Bond ha in comune anche la trasformazione dell'amore in odio: "E' morta la puttana", così si conclude il libro e così 007 liquida il suo sentimento d'affetto verso Vesper.
In secondo luogo Bond è ossessionato da un'immagine: quella di un giapponese esperto in codici che egli ha eliminato freddandolo da un grattacielo di fronte. Pure Mike Hammer appare costantemente tormentato dal ricordo di un soldato giapponese ucciso in guerra. Un'analogia che, come sottolinea Eco nel saggio "Il caso Bond" non è casuale. In entrambi i personaggi il ricordo della morte del giapponese è alla base delle loro nevrosi ma Fleiming decide di risolvere il problema di Bond per via non terapeutica, escludendo quindi aspetti psicologici nello sviluppo narrativo dei successivi romanzi.
Fleming omaggia anche George Simenon, il suo autore preferito. Molte delle avventure di Bond sono ambientate in Francia e risentono dell'atmosfera tipicamente francese che Simenon instillava nelle pagine dedicate al suo Maigret. Ma quello che colpisce maggiormente è la cura maniacale per i dettagli che sarà ripresa da Terence Young nella prima avventura cinematografica, Dr. No. L'attenzione di Fleming verso gli oggetti di vita quotidiana, liquori, profumi, sigarette, automobili, tutti orientati al lusso estremo, forniscono al lettore elementi di glamour sui quali fantasticare sognando di immedesimarsi, uscendo dal grigiore della vita quotidiana fatta invece di bollette da pagare, un lavoro noioso e una moglie invecchiata precocemente. E poi le donne: affascinanti, bellissime, misteriose, depravate. Bond spesso le tratta con disprezzo ma altre volte ne subisce il fascino, come nel caso di Vesper. Fleming costruisce così un universo letterario ex novo, destinato a colpire l'immaginario dei lettori di tutto il mondo. I semi del mito sono stati gettati.

1) L'idea di Casinò Royale proviene da un'esperienza di vita dello stesso Fleming, come d'altra parte molti degli avvenimenti narrati nei suoi libri. Nel 1941 l'autore, all'epoca agente del servizio segreto, tentò di spennare al casinò dell'Estoril in Portogallo, alcuni membri dello spionaggio tedesco sfidandoli a chemin de fer. Tuttavia Fleming perse tutto e dovette anche farsi prestare i soldi dal capo. Di eroico, dunque, la sua missione non ebbe nulla ma nella versione trasfigurata sulle pagine l'avvenimento ha ben altra risoluzione. Fin dall'esordio si prefigura dunque quella che John Pearson nel suo studio "La vita di Ian Fleming" definisce l'autobiografia di un sogno. Bond è l'alter ego romanzato di Fleming, l'esasperazione dei suoi vizi e delle sue virtù, sublimate da un eroismo iperrealista.

Ian Fleming spiega come è nato James Bond

mercoledì 28 aprile 2010

L'uomo dalla pistola d'oro (The Man with The Golden Gun)

Piacevolmente sorpresi dal successo planetario di Vivi e lascia morire, Harry Saltzman e Albert Broccoli decidono di sfruttare la scia di popolarità riacquistata da James Bond grazie al nuovo interprete Roger Moore e mettono in cantiere a tempi di record un nuovo episodio.
La scelta dei produttori cade sull'ultimo romanzo scritto da Fleming poco prima di morire, L'uomo dalla pistola d'oro. In realtà il romanzo era già stato in predicato per essere trasportato sullo schermo ben dieci anni prima. Saltzman e Broccoli, infatti, avevano deciso che quello sarebbe stato il nuovo episodio dopo Thunderball. Roger Moore ne sarebbe stato l'interprete principale giacché Connery aveva annunciato di voler abbandonare il personaggio che lo aveva reso celebre. L'idea dei due produttori era di girare il film in Cambogia, nonostante le vicende del libro si svolgessero in Giamaica. Tuttavia nel 1965 l'avvento al potere di Pol Pot e dei suoi crudeli khmer rossi aveva rinviato il progetto sine die, facendo optare i producers per Si vive solo due volte, tanto più che Connery, tornato sui suoi passi, si era dichiarato disponibile a un nuovo episodio.

Avendo già girato in Giamaica Vivi e lascia morire era ovvio che L'uomo dalla pistola d'oro non sarebbe stato girato lì. Mankiewitz, Broccoli e Saltzman pensano di avere trovato la location giusta a Bam, in Iran, allorché vedono un film incompiuto, diretto dal francese Albert Lamorisse, dal titolo The lovers' Wind. Il paesaggio è mozzafiato, con tanto di canyons e fortezze nel cuore del deserto iraniano. I tre partono per un sopralluogo sul posto ma si perdono nel mezzo del deserto con una temperatura superiore ai 40 gradi. Si rendono conto così che portare una troupe a Bam è impossibile. Per di più nel 1973 esplode il conflitto tra Egitto e Israele che pone definitivamente fine all'idea di girare in Iran.
Dopo avere scartato anche il Vietnam, il trio trova la location giusta a Phuket, in Tailandia. Si decide perciò di girare in Tailandia e Hong Kong.
Per realizzare il film è messa sotto contratto la medesima squadra di due anni prima: alla regia Guy Hamilton, alla fotografia Ted Moore, mentre alla sceneggiatura Richard Maibaum affianca Tom Manckiewitz. Le riprese iniziano il 18 aprile del 1974 e terminano il 23 agosto dello stesso anno presso i Pinewood Studios, utilizzati per le riprese in interni.

Il prologo ancora una volta non ha Bond come protagonista. Assistiamo, infatti, alla presentazione del villain Francisco Paco Scaramanga (il Dracula Christopher Lee, cugino diretto di Ian Fleming), un killer al servizio del miglior offerente per un milione di dollari a vittima, che vive come un nababbo nella sua isoletta nel Mar della Cina in compagnia di un'amante favolosa, Andrea Anders (la svedese Maud Adams), e del fedele servitore Nick Nack, un nano interpretato da Hervé Villechaize.
Dopo i titoli di testa, come sempre diretti da Maurice Binder su una canzone composta da John Barry e interpretata dalla scozzese Lulu, l'avventura può iniziare.
Bond è chiamato a rapporto da M. Presso la sede dell'MI6 è arrivata una pallottola d'oro con inciso sopra il numero 007. Francisco Scaramanga, per oscuri motivi, vuole uccidere l'agente segreto. Su indicazione di M. Bond si reca a Beirut, dove l'agente 002 è stato eliminato da Scaramanga . In un locale il nostro scova il proiettile che ha ucciso il collega incastonato nell'ombelico di una danzatrice del ventre e se ne impossessa, non prima di essersi azzuffato con degli oscuri figuri che per inciso non si capirà mai per chi lavorano.
Dopo un'analisi scientifica Q rivela a Bond che il proiettile è stato realizzato a mano da Lazar, un fabbricante d'armi di Hong Kong. Qui 007 assiste a un omicidio ad opera di Scaramanga, che agisce sempre utilizzando la sua pistola d'oro a un colpo solo. Dopo avere carpito informazioni importanti dall'amante di Scaramanga, l'agente si reca a Bangkok assieme alla sua assistente in terra indonesiana, la svampita Mary Goodnight (Britt Ekland). Lì, Bond scopre che Scaramanga agisce al servizio dell'industriale Hai Fat, detentore del solex, un marchingegno in grado di sfruttare l'energia solare e tramutarla in energia elettrica. Dopo avere eliminato anche Hai Fat Scaramanga entra in possesso del solex e rapisce Goodnight. Bond non ha altra scelta che recarsi nella tana del killer per recuperare il solex e la ragazza...

Del romanzo di Fleming nel copione non rimane nulla, fatta eccezione per un monologo in cui Scaramanga spiega a Bond le sue origini di artista da circo e il suo rapporto d'affetto con un elefante (in realtà nel romanzo l'episodio era citato nel dossier che M. leggeva prima di dare l'incarico a Bond).
Il plot echeggia un problema molto sentito negli anni '70, la crisi energetica, scoppiata a causa del conflitto arabo palestinese che aveva portato all'embargo del petrolio da parte dell'OPEC a danno dei paesi occidentali. Nello script Bond ha il compito di recuperare un miracoloso apparecchio in grado di trasformare l'energia solare in energia elettrica. Un'idea invecchiata precocemente poiché all'uscita del film, nel dicembre del 1974, la crisi era già terminata facendo risultare datato il tema.
Gli sceneggiatori scrivono la sceneggiatura come una sorta di Shane spionistico, laddove Bond è il personaggio interpretato da Alan Ladd nel celebre western e Scaramanga quello impersonato dal malefico Jack Palance. Essi decidono inoltre di rivisitare il genere di arti marziali che tanta fortuna sta avendo con i film di Bruce Lee, segnatamente Dalla cina con furore e I tre dell'operazione drago. Un'idea, quella di correre dietro al genere di maggior successo, dimostratasi vincente un paio d'anni prima con Vivi e lascia morire che richiamava il fenomeno della blaxpoitation.

Si decide infine di venire incontro allo spirito umoristico di Moore e di dare un'impronta più ridanciana al film. Una scelta che, nel corso dei lavori a seguire, verrà portata all'esasperazione. A differenza di Vivi e lascia morire, dove ancora si sentivano echi dell'era Connery, in questo caso il mix tra dramma e commedia è suddiviso al 50 per cento. Il risultato non è pienamente riuscito. In alcuni casi, ad esempio nel combattimento tra Bond e una masnada di karateki, il tono comico è fuori luogo e stempera la suspense. C'è poi un inseguimento d'auto che cita quello di Vivi e lascia morire, grazie anche alla partecipazione dello Sceriffo Pepper, ma che non ha la spettacolarità di quello tra i motoscafi del precedente episodio. Impressionante è l'acrobazia con l'auto per saltare da un ponte diroccato all'altro, rovinata però da un fischio ironico della colonna sonora di John Barry. L'opera del musicista è di routine: la canzone dei titoli di testa (peraltro non fenomenale) è il leit motiv ricorrente e, ad eccezione del tema Let's Go Get'Em, Barry non sembra ispirato.
Ci sono poi delle incongruenze narrative evidenti, la più imperdonabile è quella di presentare l'isola nella quale vive Scaramanga disabitata. E' difficile credere che una centrale di energia solare sofisiticata e un edificio modernissimo, incastonato nella roccia, possano essere tenuti in funzionamento da un nano e da un solo specialista in energia, che peraltro somiglia a un culturista! La situazione è un facile espediente narrativo per dare più tardi a Bond l'occasione di poter fuggire facilmente.

Notevole è la prova di Christopher Lee nei panni di un cattivo a tutto tondo, sofisticato e brutale, alter ego malvagio di Bond, anche se si fatica a credere che l'ironico Moore possa avere un lato oscuro. La sceneggiatura però punta tutto su questa contrapposizione fino a fare scontrare i due in un duello à la mort che si svolge in una funhouse da luna park che Scaramanga utilizza per tenersi in forma. La scelta invece del nano Hervé Villechaize come spalla del pistolero è più di colore che di sostanza. Nick Nack somiglia a un Odd Job in miniatura ma è evidente che non può costituire un reale pericolo per Bond.
Per ciò che concerne l'interpretazione di Moore la virata su temi più leggeri giova all'attore britannico anche se, come egli stesso dichiara nella sua autobiografia, il regista volle sottolineare anche il lato brutale di Bond. La scena chiave è quella in cui 007 torce il braccio alla povera Andrea per carpirle informazioni vitali. Un gesto che il personaggio di Fleming avrebbe compiuto senza esitazioni ma che per Moore appare stonato rispetto alla sua interpretazione scanzonata. E a proposito di donne, le due svedesi Maud Adams e Britt Ekland, ben rappresentano l'universo femminile bondiano. La prima è gelida ma anche appassionata, la seconda adorabile e imbranata.

A dicembre del 1974 L'uomo dalla pistola d'oro debutta in Gran Bretagna e negli Stati Uniti ma non ottiene il successo previsto. L'accoglienza del pubblico non è positiva come per Vivi e lascia morire. A fronte di un budget di 13 milioni di dollari la pellicola ne incassa 97.600.000 nel mondo, una cifra che lo colloca all'ultimo posto negli incassi della serie.
La critica per lo più ignora il prodotto giudicandolo mediocre e commenta negativamente l'ironia del film. Broccoli si rende conto che i tempi di produzione ristretti non hanno consentito agli sceneggiatori di sviluppare a dovere la storia.
La notizia del violento litigio tra Saltzman e Broccoli, avvenuto dietro le quinte del set, e il conseguente divorzio commerciale tra i due sembrerebbero precludere alla fine della legacy. Saltzman esce infatti dalla società e cede i suoi diritti alla United Artists. La notizia getta nel panico i fans: la produzione de L'uomo dalla pistola d'oro è stata seguita esclusivamente da Broccoli e il risultato finale ha lasciato interdetti gli spettatori. I bondofili, temendo il peggio, si chiedono pertanto cosa succederà senza la presenza di Saltzman. Broccoli tuttavia convincerà anche i suoi detrattori che i timori sono ingiustificati, riscattandosi con il film successivo: La spia che mi amava.

I CATTIVI

Francisco Paco Scaramanga (Christopher Lee)
Aka L'uomo dalla pistola d'oro. E' il killer con la peggiore reputazione nel mondo. Il suo cachet è di un milione di dollari. Uccide solo con la sua pistola in oro massico a un solo proiettile, perché, come dichiara egli stesso, "un colpo è più che sufficiente". Segni particolari: un terzo capezzolo sopra quello sinistro.

Nick Nack (Hervé Villechaize)
Un nano perfido, il miglior servitore di Scaramanga. Lo segue dappertutto e aspira a prendere il posto del suo padrone.

LE BOND GIRLS

Mary Goodnight (Britt Ekland)
Anche se non sembra è un agente dei servizi segreti britannici. Incapace, mette regolarmente Bond nei guai. Come unico pregio ha l'avvenenza.

Andrea Anders (Maud Adams)
E' l'amante di Scaramanga e ha una predilezione per gli uomini brutali. Ecco perché perde la testa per 007.

GLI AMICI

Tenente Hip (Soon-Tek Oh)
Ha il compito di scortare Bond in terra indonesiana. Lo fa con lealtà, mettendo a disposizione le sue abilità nelle arti marziali.

Sergente J.W. Pepper (Clifton James)
Durante un inseguimento pericoloso con entusiasmo dà un contributo morale all'agente britannico.

I FERRI DEL MESTIERE (OVVERO I GADGET)

Walter PPK
Più che un gadget un'istituzione: è l'arma preferita di James Bond. Piccola, comoda, letale.

Pistola d'oro
E' composta da una penna stilografica e un accendino. Apparentemente innocui i due oggetti se montati assieme diventano l'arma preferita di Scaramanga.

Auto-aeromobile
La vettura che si trasforma in un aereo è fichissima nel suo look vintage. E' utilizzata da Scaramanga per i suoi rapidi spostamenti.

CURIOSITA'

  • Per il ruolo di Scaramanga i produttori pensarono dapprincipio a Jack Palance che declinò l'offerta.
  • Marc Lawrence, l'attore che nel prologo interpreta Rodney, il gangster che cerca di uccidere Scaramanga, aveva interpretato anche un malvivente di Las Vegas in Una cascata di diamanti.
  • Britt Ekland fu scelta da Cubby Broccoli, estasiato dalle sue forme in The Wicker Man. L'agente della Ekland, peraltro lo stesso di Moore, si guardò bene dal dire al produttore che in quel film l'attrice era in dolce attesa. Così, quando la Ekland si presentò sul set in perfetta forma, asciutta come una tavola da surf, la delusione di Broccoli fu grande.
  • Maud Adams è l'unica attrice ad essere presente in ben tre film della serie. Oltre a L'uomo dalla pistola d'oro la svedese interpreta il personaggio femminile principale in Octopussy e ha un cameo in Bersaglio mobile.
  • La pistola d'oro fu realizzata da John Stears utilizzando un pacchetto di sigarette, una penna e un filtro di sigarette. La stessa arma era utilizzata negli anni '50 dal KGB.
  • Anche l'auto che si trasforma in aereo è un modellino realizzato da John Stears.
  • Questo è l'ultimo film diretto da Guy Hamilton che ha quindi al suo attivo quattro episodi della sere, rispettivamente in ordine cronologico, Goldfinger (1964), Una cascata di diamanti (1971), Vivi e Lascia morire (1973) e L'uomo dalla pistola d'oro (1974).
  • Il salto con l'auto a 360 gradi da un ponte all'altro fu filmato da otto cineprese contemporaneamente e realizzato in un solo ciak dallo stunt man britannico Bumps Williard.
  • L'isola di Scaramanga è in realtà l'isola di Phuket in Tailandia, divenuta ora metà turistica tra le più gettonate di tutto l'Oriente.
  • Questo è stato il primo film della serie a essere proiettato al Cremlino. Roger Moore racconta che al termine della proiezione un agente del KGB commentò: "non lo abbiamo addestrato (Scaramanga) molto bene".
  • La Royal World premiere del film si tenne il 19 dicembre del 1974 all'Odeon Theatre di Londra, in Leicester Square, alla presenza del Principe Filippo.

Agente 007 L'uomo dalla pistola d'oro (The Man with the Golden Gun) - Uk, 1974

Time Running: 125'

Produced by
Albert R. Broccoli, Harry Saltzman

Directed by
Guy Hamilton

Screenplay
Tom Mankiewicz, Richard Maibaum (from Ian Fleming book)

Original Music by
John Barry

The song composed by
John Barry

Lyrics by Don Black

Performed by
Lulu

Main Title designed by
Maurice Binder

Cinematography by
Ted Moore

Film Editing by
Raymond Poulton, John Shirley

Casting by
Weston Drury Jr, Maude Spector

Art Direction by
John Graysmark, Peter Lamont

CAST

James Bond: Roger Moore
Mary Goodnight: Britt Ekland
Francisco Scaramanga: Christopher Lee
Andrea Anders: Maud Adams
Nick Nack: Hervé Villechaize
M: Bernard Lee
Sceriffo J.W. Pepper: Clifton James
Q: Desmond Llewelyn
Miss Moneypenny: Lois Maxwell
Hai Fat: Richard Loo
Tenente Hip: Soon-Tek Oh
Lazar: Marne Maitland
Colthorpe: James Cossins



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