sabato 5 marzo 2011

Agente 007, Licenza di uccidere (Dr. No)

Il 31 dicembre del 1959, il creatore di James Bond saluta l’inizio degli anni ’60 andando al cinema a vedere uno spy movie, Il nostro agente all’Avana (Our Man in Havana), tratto dal romanzo omonimo di Graham Greene. Il giorno dopo Ian Fleming concede un’intervista alla BBC nella quale discute del film. Appena due anni dopo, l’agente segreto creato dallo scrittore inglese trasformerà l’intero genere spionistico, creando la più longeva serie nella storia del cinema e ridefinendo la nozione globale di spionaggio.
Perché 007 diventa un’icona della decade?
L’Occidente negli anni ’60 è alla ricerca di un nuovo eroe per una nuova generazione e la sua ideologia è in pericolo. Dopo una quindicina d’anni di guerra fredda si fa strada l’idea che il comunismo possa davvero attecchire in tutto il mondo. Quello di cui l’Occidente ha bisogno è un’icona che difenda i propri valori, per quanto complessi e confusi essi siano. Esiste qualcuno che possa mettere ordine nel caos globale del mondo, spezzando così il nodo gordiano della politica internazionale?
Per Albert Broccoli una persona ci sarebbe. Quella persona è James Bond.

Nella primavera del 1961 il produttore canadese Harry Saltzman acquisisce i diritti per le traspo
sizioni cinematografiche dei romanzi di Ian Fleming. L’accordo prevede un’opzione su tutti i titoli già pubblicati e su quelli futuri. In cambio a Fleming è assicurata una percentuale sugli incassi delle pellicole. Tuttavia montare anche una sola pellicola dai lavori dello scrittore britannico si rivela più arduo del previsto. Saltzman, infatti, non riesce a trovare nessun investitore. Nello stesso momento, anche il produttore Albert Broccoli tenta di ottenere i diritti letterari dei romanzi di Fleming. Quando viene a conoscenza del fatto che Saltzman lo ha preceduto è scettico sul da farsi.
Reduce da una coproduzione con Irving Allen, Broccoli vorrebbe l’esclusiva sui diritti dei libri ma Saltzman è irremovibile e si rifiuta di cederli. Alla fine Broccoli accetta di entrare in partnership con il canadese per coprodurre un film. Insieme i due volano negli Stati Uniti e il 20 giugno del 1961 incontrano Arthur Krim, Presidente della United Artists. In meno di un’ora i tre raggiungono un accordo. La United Artists produrrà il primo film della serie, Thunderball, per un budget di 1 milione di dollari. Thunderball è quindi il primo titolo scelto per inaugurare le gesta cinematografiche della spia inglese, Sfortunatamente, però, il romanzo è oggetto di una vertenza legale che coinvolge Kevin McClory, Jack Whittingam e lo stesso Fleming. Anni prima McClory e Whittingam hanno partecipato alla stesura di una sceneggiatura cinematografica, mai prodotta per lo schermo. Fleming nel frattempo ha utilizzato lo script per scrivere un nuovo romanzo, utilizzando la trama senza menzionare i due partner nei crediti. Ne è sorta una querelle che blocca il titolo nelle aule dei tribunali inglesi. Pragmaticamente Saltzman e Broccoli dirottano la loro attenzione su Dr. No.
I produttori sono convinti che il regista del film deve essere un inglese. Dopo avere contattato Gu
y Hamilton, Guy Green, Ken Hughes e Bryan Forbes la scelta cade su Terence Young, aristocratico regista, celebre per i suoi gusti sopraffini in fatto di moda, cibo e belle donne. Young ama a tal punto viaggiare che se deve scegliere tra due progetti, indipendentemente dal valore artistico del copione, preferisce quello ambientato nel posto più esotico.
Per il ruolo di Honeychile Ryder, la Bond girl del film, Saltzman e Broccoli scritturano senza provino la sconosciuta Ursula Andress, dopo averla vista in una foto nella quale è ritratta con una maglietta bagnata dalla quale si intravede il procace seno. La Andress, all’epoca sposata con John Dereck, non è interessata al cinema e accetta la proposta dei producers solo dopo l’energico consiglio di Kirk Douglas, amico di famiglia.
Nei panni del Dr. No Ian Fleming, che si è ispirato al dr. Fu Manchu nel descriverlo, vorrebbe suo cugino Christopher Lee che però declina l’invito. In seguito Fleming propone il ruolo al commediografo Noel Coward che risponde all’autore con un telegramma divenuto celebre: “Dr. No? No! No! No!”. Alla fine la produzione ripiega su Joseph Wiseman, attore di origini canadesi con un’esperienza teatrale importante.
Resta da compiere la scelta più importante, quella relativa al protagonista.
Saltzman e Broccoli effettuano centinaia di audizioni alla ricerca del volto giusto e alla fine scelgono lo sconosciuto Sean Connery, dopo averlo visto nel non apprezzabile Danny O’Gill e il re dei folletti. Connery è quindi convocato per un rapido provino nel quale l’interprete, di origini scozzesi, a prima vista appare l’antitesi di Bond. Innanzitutto ha un pesante accento del nord, incompatibile con un impeccabile inglese, inoltre è rozzo nei modi e cammina, parola di Broccoli, come una pantera nella giungla. A suo favore però ha una forte mascolinità, rafforzata da un fisico possente. Connery, inoltre, ha appena partecipato a Miss Universo ed è stato definito dalle riviste di costume uno degli uomini con più sex appeal del Regno Unito.
Alle donne piace moltissimo: la stessa moglie di Broccoli, Dana, conferma questa opinione lusinghiera al marito.
Quando Fleming viene a conoscenza della scelta effettuata dai due produttori trasale. Ha immaginato il suo Bond interpretato da David Niven o Cary Grant, adesso si trova di fronte a un anonimo scozzese. Eppure Terence Young riesce nell’impresa di plasmare l’attore, facendogli cucire a Savile Row dei vestiti dal taglio impeccabile e insegnandogli le buone maniere.
La prima scena girata da Connery nei panni di Bond avviene all’aeroporto di Kingston il 16 gennaio 1962, mentre la prima sequenza ai Pinewood Studios risale al 26 febbraio dello stesso anno. Il 30 marzo dello stesso anno si concludono le riprese.

A Kingston, in Giamaica, l’agente Strangways e la sua segretaria sono assassinati da tre loschi figuri. A Londra, la sezione MI6 dei servizi segreti britannici riferisce al suo capo M di non avere più notizie dal suo agente ai Caraibi. Questi perciò incarica James Bond (in codice 007, il doppio zero conferisce la licenza di uccidere alla spia), di recarsi a Kingston per indagare.
Bond è un tipo rude, ama il gioco d’azzardo, le donne e non si separa mai dalla sua Beretta d’ordinanza. Tuttavia è rimasto ferito in una missione e M gli ordina di sostituire l’arma con la più efficiente Walter PPK.
Giunto in Giamaica, l’agente si trova subito nei guai: una cinese cerca di fotografarlo appena arrivato all’aeroporto e un falso autista tenta (inutilmente) di farlo fuori. Recatosi dal Governatore dell’isola, Bond chiede lumi sulle amicizie di Strangways. Viene a sapere che quest’ultimo frequentava al club un tale professor Dent, di professione geologo. Strangways aveva chiesto allo scienziato una consulenza su alcune pietre recuperate nella piccola isola di Crab Key, di proprietà del misterioso Dr. No. Bond scopre che su quel personaggio sta indagando anche la CIA con il suo agente Felix Leiter, aiutato da Quarrel, un pescatore locale. Si sospetta, infatti, che proprio da quell’isola il Dr. No riesca a interferire sulle frequenze radio dei missili americani, riuscendo a sabotare i lanci effettuati dagli Stati Uniti.
Dopo essere sfuggito a un attentato (Dent, al soldo del Dr. No, gli ha infilato nel letto una tarantola), Bond entra in azione. Scopre che le rocce, giudicate insignificanti dal professore, in realtà sono radioattive. Un secondo tentativo di eliminare Bond da parte di Dent, complice una brunetta che l’agente seduce da par suo, va a vuoto. 007 elimina a sangue freddo Dent e decide di andare a Crab Key, accompagnato da Quarrel.
Giunto sull’isola la spia incontra l’avvenente Honey Ryder, una pescatrice di conchiglie. Il terzetto è subito inseguito dagli scagnozzi del Dr. No e dopo varie peripezie i tre fuggitivi sono bloccati da un drago meccanico che sputa fiamme dai suoi cannoni. Quarrel muore mentre Bond e la ragazza sono fatti prigionieri. Condotti nella sede operativa del Dr. No, i due incontrano il comandante in capo delle operazioni. È un cino tedesco con due protesi d’acciaio al posto delle mani, al servizio della SPECTRE (Special Executive for Counter-intelligence, Terrorism, Revenge and Extortion), che vaneggia di conquistare il mondo. Bond manda all’aria i piani del Dr. No e lo uccide dopo uno scontro nella centrale operativa. Dopo avere liberato la ragazza, l’agente lascia l’isola a bordo di una scialuppa di salvataggio mentre il covo del Dr. No è distrutto da una terrificante esplosione. I due n
eo amanti sono ritrovati da una pattuglia degli Stati Uniti comandata da un riconoscente Felix Leiter.

Nell’affrontare la prima trasposizione cinematografica dei libri di Fleming, gli sceneggiatori Richard Maibaum, Johanna Harwood e Berkeley Mather, effettuano un lavoro eccellente, migliorando l’esile romanzo di Fleming.
Il terzetto d’autori resta fedele alla trama del libro, operando però alcuni cambiamenti che rafforzano la storia. Innanzitutto nel film non si fa menzione né dei fenicotteri rosa, né del commercio del guano, due idee pittoresche di Fleming che però mal si adattavano alla trama principale. Si preferisce, invece, sottolineare l’aspetto eversivo del Dr. No e la sua pericolosità per la sicurezza dell’Occidente. Sono poi introdotti due personaggi che arricchiscono il plot narrativo. Uno di questi è il prof. Dent, il primo antagonista con il quale l’agente si trova a combattere. Il secondo è Felix Leiter, l’agente della CIA presente in tanti romanzi di Fleming ma non in questo.
La parte del film ambientata nell’isola è piuttosto fedele alle pagine del romanzo, fatta eccezione per il finale, reso più avvincente. In effetti la morte del Dr. No, soffocato da una montagna di sterco, non si può certo definire una scelta originale di Fleming. Qui, al contrario, il villain è fatto fuori dopo un combattimento disperato con Bond.
È chiaro che questo prodotto non ha ancora raggiunto il livello di perfezione estetica e narrativa di un Goldfinger, tuttavia Terence Young introduce gli stilemi della saga, a cominciare dai titoli di testa di Maurice Binder, musicati dal celebre tema di Monty Norman, splendidamente orchestrato da John Barry. Da apprezzare poi le geniali scenografie di Ken Adam, claustrofobiche ma dotate anche di alcuni ambienti maestosi (vedi il covo del Dr. No), tipici delle produzioni bondiane a seguire.
Agente 007, Licenza di uccidere resta comunque una produzione a basso budget ma la sceneggiatura mescola brillantemente humor nero e brutalità, mentre la regia di Young ha il pregio di sfruttare la selvaggia bellezza degli esterni al servizio di un realismo efficace come il suo protagonista.
Sean Connery è ancora abbastanza aspro, vicino al Bond letterario egli seduce con poche battute ed è un misogino di gran fascino. Joseph Wiseman è un sofisticato e crudele Dr. No, dalle movenze robotiche e la recitazione volutamente monocorde e inespressiva. Memorabile poi la presenza di Ursula Andress (nel film è doppiata da Nikki Van Der Zyl) nel ruolo di Honeychile Ryder. La sua apparizione sulla spiaggia è ormai diventata un’icona del cinema, ancor’oggi resta inimitabile, un inno alla bellezza procace e provocante delle Bond girls.

L’anteprima del film avviene una mattina di settembre presso la sede americana della United Artists alle 10 di mattina. A mezzogiorno, al termine dello spettacolo, i distributori rimangono in silenzio. Per nulla convinti del risultato finale commentano: “In fondo perderemo solo 1 milione di dollari.”. A tanto, infatti, ammonta l’investimento fatto per finanziare il primo progetto della serie.
La prima mondiale di Agente 007, Licenza di uccidere è il 5 ottobre del 1962 al London Pavillion a Piccadilly Circus, alla presenza di Sean Connery e Ian Fleming.
I distributori americani snobbano la pellicola (uscita nelle sale a ottobre dello stesso anno) e la programmano come secondo titolo nelle sale che propongono il doppio spettacolo al prezzo di uno. Inaspettatamente il film riscuote un pregevole successo in tutto il mondo, incassando oltre 59 milioni di dollari.
La reazione della stampa specializzata è buona. Il New York Times giudica il film estremamente vitale e divertente, mentre Variety, profeticamente scrive: “James Bond non vincerà di certo l’Oscar ma state certi che troverà tantissimi, entusiastici, sostenitori…”

CURIOSITÀ

Il Dr. No fu scelto come prima trasposizione cinematografica perché il romanzo aveva un’unica ambientazione in Giamaica. Questo era un elemento fondamentale per contenere i costi.

L’armaiolo che all’inizio del film dà la Walter PPK a Bond è il Maggiore Boothroyd, meglio conosciuto con il suo nome in codice, Q. Dal film successivo (Dalla Russia con amore) il ruolo sarà interpretato da Desmond Llewelyn.

In un primo momento Eunice Gayson avrebbe dovuto interpretare Moneypenny e Lois Maxwell Sylvia Trench ma alla fine le due si scambiarono i ruoli.

Nel libro di Fleming, Honeychile appare a Bond sulla spiaggia completamente nuda.

Ursula Andress vinse il Globo d’oro come Migliore attrice esordiente dell’anno.

La spiaggia di Crab Key dove appare Ursula Andress si trova a Ocho Rios, poco distante dalla casa di Fleming.

Sean Connery aveva una paura tremenda dei ragni. La sequenza che vede una tarantola avanzare sul corpo nudo di Bond fu girata dallo stunt man Bob Simmons.

Questo è l’unico film della saga che non ha la sequenza di apertura prima dei titoli di testa.

Stanley Kubrick rimase così favorevolmente impressionato dalle scenografie di Ken Adam da scritturarlo per Il Dottor Stranamore.

I CATTIVI

Dottor Julius No (Joseph Wiseman)
Il classico esemplare di megalomane alla conquista del mondo. Ha due protesi d’acciaio al posto delle mani e le usa spregiudicatamente.

Professor R. J. Dent (Anthony Dawson)
Un viscido doppiogiochista, pronto a servire con solerzia il suo padrone, ovviamente il Dr. No.

LE BOND GIRLS
Sylvia Trench (Eunice Gayson)
È un’appassionata giocatrice di baccarat, nonché una focosa amante. Cede immediatamente al fascino di 007.

Moneypenny (Lois Maxwell)
La segretaria di M ha un debole per James Bond. L’agente non contraccambia per non suscitare un conflitto d’interessi all’MI6.

Honey Chile Ryder (Ursula Andress)
Che spettacolo la sua entrata in scena! Esce dalle acque caraibiche come la Venere di Botticelli, suscitando l’infinita ammirazione di Bond che le canticchia “Mango, Banana, Tangerine…”

GLI AMICI
Felix Leiter (Jack Lord)
Con quegli occhiali da sole a forma di mosca è irresistibile. Affianca Bond nella missione più pericolosa, lasciando fare tutto a lui.

Quarrel (John Kitzmiller)
Il pescatore della Giamaica ha un sesto senso per avvertire i guai. Purtroppo per lui James Bond non lo ascolta.

I FERRI DEL MESTIERE
Walter PPK
Sostituisce l’amata Beretta di Bond ma sa farsi valere quando è il momento di mostrare le sue peculiarità mortali.

Agente 007 Licenza di uccidere (Dr. No) (Uk, 1962)
Durata: 110’
Prodotto da: Albert R. Broccoli, Harry Saltzman
Regia: Terence Young
Sceneggiatura: Richard Maibaum, Johanna Harwood, Berkely Mather (dal romanzo Il Dr. No di Ian Fleming)
Fotografia: Ted Moore
Scenografia: Ken Adam
Costumi: Tessa Pendergast
Musica: Monty Norman, John Barry
Montaggio: Peter Hunt
Titoli di testa: Maurice Binder

CAST
James Bond: Sean Connery
Honeychile 'Honey' Ryder: Ursula Andress
Dr. Julius No: Joseph Wiseman
Felix Leiter: Jack Lord
M: Bernard Lee
Professor R.J. Dent: Anthony Dawson
Miss Taro: Zena Marshall
Quarrel: John Kitzmiller
Sylvia Trench: Eunice Gayson
Miss Moneypenny: Lois Maxwell
Maggiore Geoffrey Boothroyd: Peter Burton
Sister Lily: Yvonne Shima
Sister Rose: Michel Mok
La fotografa, Annabelle Chung: Marguerite LeWars
Sovraintendente Duff: William Foster-Davis
Mary Trueblood: Dolores Keator
Jones (as Reginald Carter): Reggie Carter
Pleydell-Smith: Louis Blaazer
Generale Potter: Colonel Burton




lunedì 17 gennaio 2011

Dalla Russia con amore

Dalla Russia con amore (From Russia With Love)
Prima edizione: Glidrose, 1957
Prima edizione italiana, Garzanti, 1965
Traduzione: Enrico Cicogna
Ultima edizione, Guanda, 2006
Traduzione: Eva Kampman Bocchiola

"… siamo qui per trovare un bersaglio che risponda ai nostri requisiti. Non c’è un eroe in quell’organizzazione? Qualcuno che sia ammirato e la cui infame uccisione susciterebbe sgomento? I miti si fondano su gesta e persone eroiche. Gli inglesi non hanno eroi?
Fu il colonnello Nikitin dell’MGB a rompere l’imbarazzato silenzio.
Con voce titubante disse: "C'è un tale di nome Bond."

I complimenti che Somerseth Maugham e Raymond Chandler esprimono verso Moonraker spingono Fleming a proseguire le gesta del suo eroe. Una certa monotonia e una stanchezza generale verso quel personaggio di carta che ha assorbito le sue energie nel corso degli anni, lo hanno convinto della necessità di concludere il suo lavoro di scrittore.
Tuttavia, gli attestati di stima lo inducono ad approcciarsi di nuovo alla saga con rinnovato entusiasmo, deciso a mettere più sentimento nella sua macchina da scrivere (cfr. Pearson John, La vita di Ian Fleming, Ed. Garzanti, Milano, 1965).
La sua idea stavolta è quella di scrivere un’ultima avventura di Bond nella quale gli aspetti psicologici della spia devono prevalere su quelli avventurosi. Inoltre, egli è intenzionato a scardinare la struttura della storia con una cadenza narrativa inedita, nella quale gli antagonisti devono avere più spazio del protagonista, secondo la regola aurea di Alfred Hitchcock: più è riuscito il cattivo più è riuscita la storia.

Dalla Russia con amore nelle prime cento pagine presenta dunque gli avversari di Bond, segnatamente il serial killer Donovan Grant, il colonnello della SMERSH Rosa Klebb e la bellissima spia russa Tatiana Romanova. Essi architettano per conto dell’MGB di Mosca una trappola per eliminare 007. L’eliminazione della spia inglese, infatti, deve fornire a macabro esempio dell’efficienza del servizio segreto sovietico, che riscatterebbe in questo modo i suoi ultimi insuccessi in campo internazionale.
La scelta della Russia come antagonista di Bond è obbligata. Fleming conosce bene la Russia, vi ha lavorato come inviato, lì ha perfezionato la conoscenza della lingua e conosciuto splendide ragazze.
Lo scrittore poi è stato contattato da un misterioso russo che si è offerto di dargli informazioni di prima mano sulla SMERSH, l’organizzazione che egli ha introdotto in Casinò Royale. Fleming accetta l'offerta e riceve un dossier di ventimila parole. Molte delle informazioni, probabilmente false, passano direttamente nel romanzo.
Come sempre i cattivi di Fleming sono dei freaks, reietti orribili al servizio del male. Red Grant è un irlandese psicopatico che placa i suoi desideri di morte al servizio del governo sovietico, mentre Rosa Klebb, ispirata a una certa Madame Rybkin, che Fleming riteneva la donna più potente dello spionaggio internazionale, è una sgradevole lesbica, per di più sadica.
Fa eccezione a questo schema Tatiana Romanova. L’esca che dovrebbe far cadere Bond nella trappola mortale preparata dall’MGB rientra in un altro stereotipo fleminghiano: quello della pin up di turno, destinata a cadere tra le braccia di Bond "a prescindere", senza che avvenga una seduzione vera e propria da parte del nostro.
In cerca di uno scenario esotico per il romanzo Fleming ha occasione di visitare la capitale turca con il vicecapo di Scotland Yard, Sir Ronald Howe. Il soggiorno in quella esotica metropoli, crocevia tra Oriente e Occidente, colpisce il suo immaginario. Lo scrittore a Istanbul conosce l’armatore Nazim Kalkavan, che aveva studiato a Oxford, per certi versi simile a Fleming nella sua voglia di vivere mangiando, bevendo e fumando compulsivamente. Kalkavan è una guida per lui e gli fornisce l’ispirazione principale per il personaggio di Darko Kerim.
Ian compie il viaggio di ritorno in patria a bordo del mitico Orient Express, che all’epoca faceva il tragitto seguente: Istanbul - Thessaloniki – Belgrado – Venezia – Milano – Losanna – Parigi. L’esperienza è trasfigurata, con le opportune modifiche, nel libro.

Come dicevamo la prima parte del romanzo è dedicata al set up dell’avventura vera e propria che prende il via soltanto a un terzo del libro, più precisamente al capitolo 11 (La vita oziosa) quando finalmente entra in scena il nostro eroe, depresso da oltre un anno di inattività. Come se non bastasse, dal punto di vista affettivo egli è solo, scaricato dall’americana Tiffany Case, che aveva circuito nel capitolo precedente, Una cascata di diamanti.
“Le braccia pingui della vita oziosa avevano preso Bond per il collo e lo stavano pian piano strangolando. Era un uomo di guerra e, quando per un lungo periodo non c’erano guerre da combattere, il suo umore cominciava a peggiorare. Nel suo particolare campo d’azione la pace regnava da quasi un anno. E la pace lo stava uccidendo.”
Giunge dunque a proposito la chiamata di M, che lo incarica di una missione dai contorni inusuali. A Istanbul il capo della sezione locale Darko Kerim è stato contattato dall’avvenente russa Tatiana Romanova, la quale, in cambio dell’asilo politico in quel di Londra, si è offerta di consegnare agli inglesi lo Spektor, il decodificatore di messaggi in codice sovietico. La ragazza ha posto un’unica condizione: ella, infatti, è intenzionata a consegnare il prezioso apparecchio nelle mani di James Bond. Tatiana si è innamorata di lui leggendo il suo profilo stilato dai servizi e vuole incontrarlo. Per M quella richiesta appare inverosimile, tuttavia ordina a Bond di andare a Istanbul per seguire da vicino l’operazione.
Nella capitale turca 007 è accolto da Darko Kerim, un uomo pieno di risorse, incaricato della protezione dell’agente britannico. Durante il suo soggiorno Bond accompagna Darko a un appuntamento col capo dei gitani locali. Qui assiste a un furioso combattimento tra due zingare, in lite per un uomo, e salva la pelle all’amico turco quando un commando di bulgari attenta alla sua vita.
Quella sera stessa Bond trova nel letto della sua camera d’albergo la splendida Tatiana che si offre a lui spontaneamente. La ragazza vuole fuggire da Istanbul il giorno dopo, utilizzando l’Orient Express, il treno che dalla capitale turca, attraversando tutti i Balcani, termina la sua corsa a Parigi. Il viaggio è lungo ed estremamente pericoloso. Bond è accompagnato da Darko Kerim, che perde la vita durante una colluttazione con uno dei tre agenti sovietici che li hanno pedinati in treno. Rimasto solo, Bond chiede aiuto a M. Alla stazione di Trieste viene contattato dall’agente Nash, un tipaccio corpulento e dagli occhi freddi come il ghiaccio. Bond è convinto adesso di avere un alleato nell’ultimo tratto di viaggio. In realtà Nash altri non è che Red Grant, mandato dalla Klebb a ucciderlo. Ma il nostro ha la pelle dura e dopo una violentissima colluttazione con il killer ha la meglio e può quindi dirigersi a Parigi per arrestare la Klebb. Quest’ultima, nei panni di un’innocente signora, attende all’Hotel Ritz l’arrivo di Grant. Quando si accorge che il suo piano è fallito si avventa su Bond e lo colpisce con uno stiletto, nascosto nella punta di una delle sue polacchine. La lama è intinta nel veleno e 007 si accascia ai piedi del suo amico Mathis perdendo i sensi, forse per sempre…

Dalla Russia con amore è costruito con perizia anche se nel terzo atto risulta improbabile che Grant prima di uccidere l’agente inglese gli riveli il piano dell’MGB nei minimi dettagli.
Al di là di questa incongruenza il libro ha un ritmo serrato, debitore delle esperienze dirette vissute da Fleming nel corso del suo viaggio a Istanbul.
Le reazioni dei critici al romanzo non sono così benevole come Fleming sperava. Egli ha messo tutto se stesso nella stesura del romanzo, cercando di dare una maggiore tridimensionalità al suo personaggio ma le reazioni sfavorevoli di alcuni lettori (Chandler in primis) lo scoraggiano. Fleming giunge alla conclusione di avere commesso un errore: cercare di apparire più intelligente di quel che effettivamente è…