lunedì 5 novembre 2012

Agente 007, Skyfall

Il 23esimo episodio della saga più longeva del cinema è, inaspettatamente il migliore della serie. Non c'era dunque occasione migliore per festeggiare il 50esimo anniversario dall'uscita di Licenza d'uccidere. Skyfall è la rinascita della rinascita di James Bond. Con Casinò Royale Barbara Broccoli e Michael G. Wilson avevano effettuato un primo reboot del personaggio recuperando l'unico libro di Ian Fleming, il primo per l'esattezza, a non essere stato mai portato sullo schermo, fatta eccezione per l'innocua parodia del 1963 e per l'episodio Tv degli anni '50. La scelta poi di Daniel Craig come nuovo interprete si era rivelata azzeccata nonostante i mugugni dei fan. Il risultato era stato lusinghiero, sia sotto l'aspetto economico che quello critico. La pellicola presentava un Bond inedito, rude e brutale, dannatamente vicino al personaggio fleminghiano piuttosto che a quello glamour di Roger Moore e Pierce Brosnan. Con Skyfall, però, il team ideativo è andato oltre ogni aspettativa presentando un personaggio sideralmente lontano dall'eroe indistruttibile che eravamo abituati a vedere. Skyfall è innovativo sotto ogni punto di vista. Innanzitutto alla regia troviamo per la prima volta un autore cinematografico e non un regista. Sam Mendes, premio Oscar per American Beauty e candidato per Revolutionary Road, è un maestro nell'indagare le coscienze sofferte dei suoi protagonsiti, molto a suo agio in una dimensione intimistica e drammaturgicamente forte. Gli abituali sceneggiatori Neal Purvis e Robert Wade sono poi affiancati da John Logan, famoso per la sceneggiatura de Il Gladiatore, The Aviator e Hugo Cabret. Questo team ha deciso di presentare 007 sotto una luce autentica e inedita, quella cioè di un uomo stropicciato dal tempo, perseguitato dai suoi demoni infantili irrisolti, ormai prossimo a essere accantonato dall'MI6 per il troppo stress accumulato nel tempo. Un nuovo mondo, fatto di nemici che operano nell'ombra, richiede uno staff governativo giovane per affrontare terroristi internazionali e cibernetici. Così, anche per M sì avvicina la pensione: ella ha solo due mesi di tempo per scoprire chi sia il responsabile di una strage compiuta nel cuore di Londra, proprio nella sede dell'MI6, prima di essere sostituita dall'ambiguo Gareth Mallory (interpretato da Ralph Fiennes). Accorre in suo aiuto James Bond, dato per morto dopo una missione a Istanbul. In realtà il nostro si è rifugiato in un paesino sul mare alla ricerca di se stesso e decide di rientrare in servizio proprio per aiutare il suo principale, considerato alla stregua di una madre adottiva. Il villain da sconfiggere è il letale Silva, interpretato con soave ferocia da una grande Javier Bardem, un ex agente inglese di origine spagnola venduto al nemico proprio da M. Il suo obiettivo è vendicarsi di M, la Big Mama responsabile del tradimento e delle sue conseguenti sofferenze fisiche e psicologiche. In un mondo dominato dall'alta tecnologia come può districarsi un uomo abituato a operare sul campo e non dietro al monitor di un computer? Il giovanissimo Q, un nerd informatico, ridicolizza 007 in una sequenza nella quale lo paragona a una nave da guerra in disuso destinata alla rottamazione. Tuttavia l'eroe dimostrerà coi fatti che c'è ancora bisogno di lui e che le cose fatte "alla vecchia maniera" certe volte sono ancora le migliori. In un terzo atto strepitoso per intensità drammaturgica, Bond tornerà alle origini della sua infanzia, tuffandosi in un abisso di malinconia per riemergere (forse) ancora più duro di prima. Non è un bene raccontare la vicenda nel dettaglio per non sciupare il piacere della visione allo spettatore. Skyfall è la dimostrazione di come un cinema d'intrattenimento a volte possa sublimarsi in un'opera d'arte. La fotografia del veterano Roger Deakins (tra le sue opere Il Grande Lebowski, Non è un paese per vecchi e Il Grinta) contrappone una prima parte del film fatta di luci fredde e tecnologiche, a una seconda più cupa e dominata dai grigi e dai verdi. Il montaggio di Stuart Baird garantisce un ritmo implacabile alla vicenda mentre le location passano dal bazaar caotico di Istanbul a una Shangai esotica e tentacolare fino a una Londra piovosa e spettrale per terminare in una magione diroccata nella brughiera scozzese. Da applausi il cast, da Judi Dench, gelida e materna M, a un Bardem in stato di grazia, senza dimenticare Ben Wishaw nei panni di Q, Ralph Fiennes in quelli di Mallory e il veterano Albert Finney nel ruolo di un guardacaccia Per tutti gli amanti di Bond un avvertimento: questo film segna la distruzione di un mito e la rinascita di un nuovo eroe. Regia Sam Mendes Sceneggiatura: Neal Purvis, Robert Wade, John Logan Fotografia: Roger Deakins Montaggio: Stuart Baird Durata: 143 Con: Daniel Craig, Judi Denche, Ralph Fiennes, Javier Barde, Albert Finnery, Ben Wishaw

sabato 5 marzo 2011

Agente 007, Licenza di uccidere (Dr. No)

Il 31 dicembre del 1959, il creatore di James Bond saluta l’inizio degli anni ’60 andando al cinema a vedere uno spy movie, Il nostro agente all’Avana (Our Man in Havana), tratto dal romanzo omonimo di Graham Greene. Il giorno dopo Ian Fleming concede un’intervista alla BBC nella quale discute del film. Appena due anni dopo, l’agente segreto creato dallo scrittore inglese trasformerà l’intero genere spionistico, creando la più longeva serie nella storia del cinema e ridefinendo la nozione globale di spionaggio.
Perché 007 diventa un’icona della decade?
L’Occidente negli anni ’60 è alla ricerca di un nuovo eroe per una nuova generazione e la sua ideologia è in pericolo. Dopo una quindicina d’anni di guerra fredda si fa strada l’idea che il comunismo possa davvero attecchire in tutto il mondo. Quello di cui l’Occidente ha bisogno è un’icona che difenda i propri valori, per quanto complessi e confusi essi siano. Esiste qualcuno che possa mettere ordine nel caos globale del mondo, spezzando così il nodo gordiano della politica internazionale?
Per Albert Broccoli una persona ci sarebbe. Quella persona è James Bond.

Nella primavera del 1961 il produttore canadese Harry Saltzman acquisisce i diritti per le traspo
sizioni cinematografiche dei romanzi di Ian Fleming. L’accordo prevede un’opzione su tutti i titoli già pubblicati e su quelli futuri. In cambio a Fleming è assicurata una percentuale sugli incassi delle pellicole. Tuttavia montare anche una sola pellicola dai lavori dello scrittore britannico si rivela più arduo del previsto. Saltzman, infatti, non riesce a trovare nessun investitore. Nello stesso momento, anche il produttore Albert Broccoli tenta di ottenere i diritti letterari dei romanzi di Fleming. Quando viene a conoscenza del fatto che Saltzman lo ha preceduto è scettico sul da farsi.
Reduce da una coproduzione con Irving Allen, Broccoli vorrebbe l’esclusiva sui diritti dei libri ma Saltzman è irremovibile e si rifiuta di cederli. Alla fine Broccoli accetta di entrare in partnership con il canadese per coprodurre un film. Insieme i due volano negli Stati Uniti e il 20 giugno del 1961 incontrano Arthur Krim, Presidente della United Artists. In meno di un’ora i tre raggiungono un accordo. La United Artists produrrà il primo film della serie, Thunderball, per un budget di 1 milione di dollari. Thunderball è quindi il primo titolo scelto per inaugurare le gesta cinematografiche della spia inglese, Sfortunatamente, però, il romanzo è oggetto di una vertenza legale che coinvolge Kevin McClory, Jack Whittingam e lo stesso Fleming. Anni prima McClory e Whittingam hanno partecipato alla stesura di una sceneggiatura cinematografica, mai prodotta per lo schermo. Fleming nel frattempo ha utilizzato lo script per scrivere un nuovo romanzo, utilizzando la trama senza menzionare i due partner nei crediti. Ne è sorta una querelle che blocca il titolo nelle aule dei tribunali inglesi. Pragmaticamente Saltzman e Broccoli dirottano la loro attenzione su Dr. No.
I produttori sono convinti che il regista del film deve essere un inglese. Dopo avere contattato Gu
y Hamilton, Guy Green, Ken Hughes e Bryan Forbes la scelta cade su Terence Young, aristocratico regista, celebre per i suoi gusti sopraffini in fatto di moda, cibo e belle donne. Young ama a tal punto viaggiare che se deve scegliere tra due progetti, indipendentemente dal valore artistico del copione, preferisce quello ambientato nel posto più esotico.
Per il ruolo di Honeychile Ryder, la Bond girl del film, Saltzman e Broccoli scritturano senza provino la sconosciuta Ursula Andress, dopo averla vista in una foto nella quale è ritratta con una maglietta bagnata dalla quale si intravede il procace seno. La Andress, all’epoca sposata con John Dereck, non è interessata al cinema e accetta la proposta dei producers solo dopo l’energico consiglio di Kirk Douglas, amico di famiglia.
Nei panni del Dr. No Ian Fleming, che si è ispirato al dr. Fu Manchu nel descriverlo, vorrebbe suo cugino Christopher Lee che però declina l’invito. In seguito Fleming propone il ruolo al commediografo Noel Coward che risponde all’autore con un telegramma divenuto celebre: “Dr. No? No! No! No!”. Alla fine la produzione ripiega su Joseph Wiseman, attore di origini canadesi con un’esperienza teatrale importante.
Resta da compiere la scelta più importante, quella relativa al protagonista.
Saltzman e Broccoli effettuano centinaia di audizioni alla ricerca del volto giusto e alla fine scelgono lo sconosciuto Sean Connery, dopo averlo visto nel non apprezzabile Danny O’Gill e il re dei folletti. Connery è quindi convocato per un rapido provino nel quale l’interprete, di origini scozzesi, a prima vista appare l’antitesi di Bond. Innanzitutto ha un pesante accento del nord, incompatibile con un impeccabile inglese, inoltre è rozzo nei modi e cammina, parola di Broccoli, come una pantera nella giungla. A suo favore però ha una forte mascolinità, rafforzata da un fisico possente. Connery, inoltre, ha appena partecipato a Miss Universo ed è stato definito dalle riviste di costume uno degli uomini con più sex appeal del Regno Unito.
Alle donne piace moltissimo: la stessa moglie di Broccoli, Dana, conferma questa opinione lusinghiera al marito.
Quando Fleming viene a conoscenza della scelta effettuata dai due produttori trasale. Ha immaginato il suo Bond interpretato da David Niven o Cary Grant, adesso si trova di fronte a un anonimo scozzese. Eppure Terence Young riesce nell’impresa di plasmare l’attore, facendogli cucire a Savile Row dei vestiti dal taglio impeccabile e insegnandogli le buone maniere.
La prima scena girata da Connery nei panni di Bond avviene all’aeroporto di Kingston il 16 gennaio 1962, mentre la prima sequenza ai Pinewood Studios risale al 26 febbraio dello stesso anno. Il 30 marzo dello stesso anno si concludono le riprese.

A Kingston, in Giamaica, l’agente Strangways e la sua segretaria sono assassinati da tre loschi figuri. A Londra, la sezione MI6 dei servizi segreti britannici riferisce al suo capo M di non avere più notizie dal suo agente ai Caraibi. Questi perciò incarica James Bond (in codice 007, il doppio zero conferisce la licenza di uccidere alla spia), di recarsi a Kingston per indagare.
Bond è un tipo rude, ama il gioco d’azzardo, le donne e non si separa mai dalla sua Beretta d’ordinanza. Tuttavia è rimasto ferito in una missione e M gli ordina di sostituire l’arma con la più efficiente Walter PPK.
Giunto in Giamaica, l’agente si trova subito nei guai: una cinese cerca di fotografarlo appena arrivato all’aeroporto e un falso autista tenta (inutilmente) di farlo fuori. Recatosi dal Governatore dell’isola, Bond chiede lumi sulle amicizie di Strangways. Viene a sapere che quest’ultimo frequentava al club un tale professor Dent, di professione geologo. Strangways aveva chiesto allo scienziato una consulenza su alcune pietre recuperate nella piccola isola di Crab Key, di proprietà del misterioso Dr. No. Bond scopre che su quel personaggio sta indagando anche la CIA con il suo agente Felix Leiter, aiutato da Quarrel, un pescatore locale. Si sospetta, infatti, che proprio da quell’isola il Dr. No riesca a interferire sulle frequenze radio dei missili americani, riuscendo a sabotare i lanci effettuati dagli Stati Uniti.
Dopo essere sfuggito a un attentato (Dent, al soldo del Dr. No, gli ha infilato nel letto una tarantola), Bond entra in azione. Scopre che le rocce, giudicate insignificanti dal professore, in realtà sono radioattive. Un secondo tentativo di eliminare Bond da parte di Dent, complice una brunetta che l’agente seduce da par suo, va a vuoto. 007 elimina a sangue freddo Dent e decide di andare a Crab Key, accompagnato da Quarrel.
Giunto sull’isola la spia incontra l’avvenente Honey Ryder, una pescatrice di conchiglie. Il terzetto è subito inseguito dagli scagnozzi del Dr. No e dopo varie peripezie i tre fuggitivi sono bloccati da un drago meccanico che sputa fiamme dai suoi cannoni. Quarrel muore mentre Bond e la ragazza sono fatti prigionieri. Condotti nella sede operativa del Dr. No, i due incontrano il comandante in capo delle operazioni. È un cino tedesco con due protesi d’acciaio al posto delle mani, al servizio della SPECTRE (Special Executive for Counter-intelligence, Terrorism, Revenge and Extortion), che vaneggia di conquistare il mondo. Bond manda all’aria i piani del Dr. No e lo uccide dopo uno scontro nella centrale operativa. Dopo avere liberato la ragazza, l’agente lascia l’isola a bordo di una scialuppa di salvataggio mentre il covo del Dr. No è distrutto da una terrificante esplosione. I due n
eo amanti sono ritrovati da una pattuglia degli Stati Uniti comandata da un riconoscente Felix Leiter.

Nell’affrontare la prima trasposizione cinematografica dei libri di Fleming, gli sceneggiatori Richard Maibaum, Johanna Harwood e Berkeley Mather, effettuano un lavoro eccellente, migliorando l’esile romanzo di Fleming.
Il terzetto d’autori resta fedele alla trama del libro, operando però alcuni cambiamenti che rafforzano la storia. Innanzitutto nel film non si fa menzione né dei fenicotteri rosa, né del commercio del guano, due idee pittoresche di Fleming che però mal si adattavano alla trama principale. Si preferisce, invece, sottolineare l’aspetto eversivo del Dr. No e la sua pericolosità per la sicurezza dell’Occidente. Sono poi introdotti due personaggi che arricchiscono il plot narrativo. Uno di questi è il prof. Dent, il primo antagonista con il quale l’agente si trova a combattere. Il secondo è Felix Leiter, l’agente della CIA presente in tanti romanzi di Fleming ma non in questo.
La parte del film ambientata nell’isola è piuttosto fedele alle pagine del romanzo, fatta eccezione per il finale, reso più avvincente. In effetti la morte del Dr. No, soffocato da una montagna di sterco, non si può certo definire una scelta originale di Fleming. Qui, al contrario, il villain è fatto fuori dopo un combattimento disperato con Bond.
È chiaro che questo prodotto non ha ancora raggiunto il livello di perfezione estetica e narrativa di un Goldfinger, tuttavia Terence Young introduce gli stilemi della saga, a cominciare dai titoli di testa di Maurice Binder, musicati dal celebre tema di Monty Norman, splendidamente orchestrato da John Barry. Da apprezzare poi le geniali scenografie di Ken Adam, claustrofobiche ma dotate anche di alcuni ambienti maestosi (vedi il covo del Dr. No), tipici delle produzioni bondiane a seguire.
Agente 007, Licenza di uccidere resta comunque una produzione a basso budget ma la sceneggiatura mescola brillantemente humor nero e brutalità, mentre la regia di Young ha il pregio di sfruttare la selvaggia bellezza degli esterni al servizio di un realismo efficace come il suo protagonista.
Sean Connery è ancora abbastanza aspro, vicino al Bond letterario egli seduce con poche battute ed è un misogino di gran fascino. Joseph Wiseman è un sofisticato e crudele Dr. No, dalle movenze robotiche e la recitazione volutamente monocorde e inespressiva. Memorabile poi la presenza di Ursula Andress (nel film è doppiata da Nikki Van Der Zyl) nel ruolo di Honeychile Ryder. La sua apparizione sulla spiaggia è ormai diventata un’icona del cinema, ancor’oggi resta inimitabile, un inno alla bellezza procace e provocante delle Bond girls.

L’anteprima del film avviene una mattina di settembre presso la sede americana della United Artists alle 10 di mattina. A mezzogiorno, al termine dello spettacolo, i distributori rimangono in silenzio. Per nulla convinti del risultato finale commentano: “In fondo perderemo solo 1 milione di dollari.”. A tanto, infatti, ammonta l’investimento fatto per finanziare il primo progetto della serie.
La prima mondiale di Agente 007, Licenza di uccidere è il 5 ottobre del 1962 al London Pavillion a Piccadilly Circus, alla presenza di Sean Connery e Ian Fleming.
I distributori americani snobbano la pellicola (uscita nelle sale a ottobre dello stesso anno) e la programmano come secondo titolo nelle sale che propongono il doppio spettacolo al prezzo di uno. Inaspettatamente il film riscuote un pregevole successo in tutto il mondo, incassando oltre 59 milioni di dollari.
La reazione della stampa specializzata è buona. Il New York Times giudica il film estremamente vitale e divertente, mentre Variety, profeticamente scrive: “James Bond non vincerà di certo l’Oscar ma state certi che troverà tantissimi, entusiastici, sostenitori…”

CURIOSITÀ

Il Dr. No fu scelto come prima trasposizione cinematografica perché il romanzo aveva un’unica ambientazione in Giamaica. Questo era un elemento fondamentale per contenere i costi.

L’armaiolo che all’inizio del film dà la Walter PPK a Bond è il Maggiore Boothroyd, meglio conosciuto con il suo nome in codice, Q. Dal film successivo (Dalla Russia con amore) il ruolo sarà interpretato da Desmond Llewelyn.

In un primo momento Eunice Gayson avrebbe dovuto interpretare Moneypenny e Lois Maxwell Sylvia Trench ma alla fine le due si scambiarono i ruoli.

Nel libro di Fleming, Honeychile appare a Bond sulla spiaggia completamente nuda.

Ursula Andress vinse il Globo d’oro come Migliore attrice esordiente dell’anno.

La spiaggia di Crab Key dove appare Ursula Andress si trova a Ocho Rios, poco distante dalla casa di Fleming.

Sean Connery aveva una paura tremenda dei ragni. La sequenza che vede una tarantola avanzare sul corpo nudo di Bond fu girata dallo stunt man Bob Simmons.

Questo è l’unico film della saga che non ha la sequenza di apertura prima dei titoli di testa.

Stanley Kubrick rimase così favorevolmente impressionato dalle scenografie di Ken Adam da scritturarlo per Il Dottor Stranamore.

I CATTIVI

Dottor Julius No (Joseph Wiseman)
Il classico esemplare di megalomane alla conquista del mondo. Ha due protesi d’acciaio al posto delle mani e le usa spregiudicatamente.

Professor R. J. Dent (Anthony Dawson)
Un viscido doppiogiochista, pronto a servire con solerzia il suo padrone, ovviamente il Dr. No.

LE BOND GIRLS
Sylvia Trench (Eunice Gayson)
È un’appassionata giocatrice di baccarat, nonché una focosa amante. Cede immediatamente al fascino di 007.

Moneypenny (Lois Maxwell)
La segretaria di M ha un debole per James Bond. L’agente non contraccambia per non suscitare un conflitto d’interessi all’MI6.

Honey Chile Ryder (Ursula Andress)
Che spettacolo la sua entrata in scena! Esce dalle acque caraibiche come la Venere di Botticelli, suscitando l’infinita ammirazione di Bond che le canticchia “Mango, Banana, Tangerine…”

GLI AMICI
Felix Leiter (Jack Lord)
Con quegli occhiali da sole a forma di mosca è irresistibile. Affianca Bond nella missione più pericolosa, lasciando fare tutto a lui.

Quarrel (John Kitzmiller)
Il pescatore della Giamaica ha un sesto senso per avvertire i guai. Purtroppo per lui James Bond non lo ascolta.

I FERRI DEL MESTIERE
Walter PPK
Sostituisce l’amata Beretta di Bond ma sa farsi valere quando è il momento di mostrare le sue peculiarità mortali.

Agente 007 Licenza di uccidere (Dr. No) (Uk, 1962)
Durata: 110’
Prodotto da: Albert R. Broccoli, Harry Saltzman
Regia: Terence Young
Sceneggiatura: Richard Maibaum, Johanna Harwood, Berkely Mather (dal romanzo Il Dr. No di Ian Fleming)
Fotografia: Ted Moore
Scenografia: Ken Adam
Costumi: Tessa Pendergast
Musica: Monty Norman, John Barry
Montaggio: Peter Hunt
Titoli di testa: Maurice Binder

CAST
James Bond: Sean Connery
Honeychile 'Honey' Ryder: Ursula Andress
Dr. Julius No: Joseph Wiseman
Felix Leiter: Jack Lord
M: Bernard Lee
Professor R.J. Dent: Anthony Dawson
Miss Taro: Zena Marshall
Quarrel: John Kitzmiller
Sylvia Trench: Eunice Gayson
Miss Moneypenny: Lois Maxwell
Maggiore Geoffrey Boothroyd: Peter Burton
Sister Lily: Yvonne Shima
Sister Rose: Michel Mok
La fotografa, Annabelle Chung: Marguerite LeWars
Sovraintendente Duff: William Foster-Davis
Mary Trueblood: Dolores Keator
Jones (as Reginald Carter): Reggie Carter
Pleydell-Smith: Louis Blaazer
Generale Potter: Colonel Burton




lunedì 17 gennaio 2011

Dalla Russia con amore

Dalla Russia con amore (From Russia With Love)
Prima edizione: Glidrose, 1957
Prima edizione italiana, Garzanti, 1965
Traduzione: Enrico Cicogna
Ultima edizione, Guanda, 2006
Traduzione: Eva Kampman Bocchiola

"… siamo qui per trovare un bersaglio che risponda ai nostri requisiti. Non c’è un eroe in quell’organizzazione? Qualcuno che sia ammirato e la cui infame uccisione susciterebbe sgomento? I miti si fondano su gesta e persone eroiche. Gli inglesi non hanno eroi?
Fu il colonnello Nikitin dell’MGB a rompere l’imbarazzato silenzio.
Con voce titubante disse: "C'è un tale di nome Bond."

I complimenti che Somerseth Maugham e Raymond Chandler esprimono verso Moonraker spingono Fleming a proseguire le gesta del suo eroe. Una certa monotonia e una stanchezza generale verso quel personaggio di carta che ha assorbito le sue energie nel corso degli anni, lo hanno convinto della necessità di concludere il suo lavoro di scrittore.
Tuttavia, gli attestati di stima lo inducono ad approcciarsi di nuovo alla saga con rinnovato entusiasmo, deciso a mettere più sentimento nella sua macchina da scrivere (cfr. Pearson John, La vita di Ian Fleming, Ed. Garzanti, Milano, 1965).
La sua idea stavolta è quella di scrivere un’ultima avventura di Bond nella quale gli aspetti psicologici della spia devono prevalere su quelli avventurosi. Inoltre, egli è intenzionato a scardinare la struttura della storia con una cadenza narrativa inedita, nella quale gli antagonisti devono avere più spazio del protagonista, secondo la regola aurea di Alfred Hitchcock: più è riuscito il cattivo più è riuscita la storia.

Dalla Russia con amore nelle prime cento pagine presenta dunque gli avversari di Bond, segnatamente il serial killer Donovan Grant, il colonnello della SMERSH Rosa Klebb e la bellissima spia russa Tatiana Romanova. Essi architettano per conto dell’MGB di Mosca una trappola per eliminare 007. L’eliminazione della spia inglese, infatti, deve fornire a macabro esempio dell’efficienza del servizio segreto sovietico, che riscatterebbe in questo modo i suoi ultimi insuccessi in campo internazionale.
La scelta della Russia come antagonista di Bond è obbligata. Fleming conosce bene la Russia, vi ha lavorato come inviato, lì ha perfezionato la conoscenza della lingua e conosciuto splendide ragazze.
Lo scrittore poi è stato contattato da un misterioso russo che si è offerto di dargli informazioni di prima mano sulla SMERSH, l’organizzazione che egli ha introdotto in Casinò Royale. Fleming accetta l'offerta e riceve un dossier di ventimila parole. Molte delle informazioni, probabilmente false, passano direttamente nel romanzo.
Come sempre i cattivi di Fleming sono dei freaks, reietti orribili al servizio del male. Red Grant è un irlandese psicopatico che placa i suoi desideri di morte al servizio del governo sovietico, mentre Rosa Klebb, ispirata a una certa Madame Rybkin, che Fleming riteneva la donna più potente dello spionaggio internazionale, è una sgradevole lesbica, per di più sadica.
Fa eccezione a questo schema Tatiana Romanova. L’esca che dovrebbe far cadere Bond nella trappola mortale preparata dall’MGB rientra in un altro stereotipo fleminghiano: quello della pin up di turno, destinata a cadere tra le braccia di Bond "a prescindere", senza che avvenga una seduzione vera e propria da parte del nostro.
In cerca di uno scenario esotico per il romanzo Fleming ha occasione di visitare la capitale turca con il vicecapo di Scotland Yard, Sir Ronald Howe. Il soggiorno in quella esotica metropoli, crocevia tra Oriente e Occidente, colpisce il suo immaginario. Lo scrittore a Istanbul conosce l’armatore Nazim Kalkavan, che aveva studiato a Oxford, per certi versi simile a Fleming nella sua voglia di vivere mangiando, bevendo e fumando compulsivamente. Kalkavan è una guida per lui e gli fornisce l’ispirazione principale per il personaggio di Darko Kerim.
Ian compie il viaggio di ritorno in patria a bordo del mitico Orient Express, che all’epoca faceva il tragitto seguente: Istanbul - Thessaloniki – Belgrado – Venezia – Milano – Losanna – Parigi. L’esperienza è trasfigurata, con le opportune modifiche, nel libro.

Come dicevamo la prima parte del romanzo è dedicata al set up dell’avventura vera e propria che prende il via soltanto a un terzo del libro, più precisamente al capitolo 11 (La vita oziosa) quando finalmente entra in scena il nostro eroe, depresso da oltre un anno di inattività. Come se non bastasse, dal punto di vista affettivo egli è solo, scaricato dall’americana Tiffany Case, che aveva circuito nel capitolo precedente, Una cascata di diamanti.
“Le braccia pingui della vita oziosa avevano preso Bond per il collo e lo stavano pian piano strangolando. Era un uomo di guerra e, quando per un lungo periodo non c’erano guerre da combattere, il suo umore cominciava a peggiorare. Nel suo particolare campo d’azione la pace regnava da quasi un anno. E la pace lo stava uccidendo.”
Giunge dunque a proposito la chiamata di M, che lo incarica di una missione dai contorni inusuali. A Istanbul il capo della sezione locale Darko Kerim è stato contattato dall’avvenente russa Tatiana Romanova, la quale, in cambio dell’asilo politico in quel di Londra, si è offerta di consegnare agli inglesi lo Spektor, il decodificatore di messaggi in codice sovietico. La ragazza ha posto un’unica condizione: ella, infatti, è intenzionata a consegnare il prezioso apparecchio nelle mani di James Bond. Tatiana si è innamorata di lui leggendo il suo profilo stilato dai servizi e vuole incontrarlo. Per M quella richiesta appare inverosimile, tuttavia ordina a Bond di andare a Istanbul per seguire da vicino l’operazione.
Nella capitale turca 007 è accolto da Darko Kerim, un uomo pieno di risorse, incaricato della protezione dell’agente britannico. Durante il suo soggiorno Bond accompagna Darko a un appuntamento col capo dei gitani locali. Qui assiste a un furioso combattimento tra due zingare, in lite per un uomo, e salva la pelle all’amico turco quando un commando di bulgari attenta alla sua vita.
Quella sera stessa Bond trova nel letto della sua camera d’albergo la splendida Tatiana che si offre a lui spontaneamente. La ragazza vuole fuggire da Istanbul il giorno dopo, utilizzando l’Orient Express, il treno che dalla capitale turca, attraversando tutti i Balcani, termina la sua corsa a Parigi. Il viaggio è lungo ed estremamente pericoloso. Bond è accompagnato da Darko Kerim, che perde la vita durante una colluttazione con uno dei tre agenti sovietici che li hanno pedinati in treno. Rimasto solo, Bond chiede aiuto a M. Alla stazione di Trieste viene contattato dall’agente Nash, un tipaccio corpulento e dagli occhi freddi come il ghiaccio. Bond è convinto adesso di avere un alleato nell’ultimo tratto di viaggio. In realtà Nash altri non è che Red Grant, mandato dalla Klebb a ucciderlo. Ma il nostro ha la pelle dura e dopo una violentissima colluttazione con il killer ha la meglio e può quindi dirigersi a Parigi per arrestare la Klebb. Quest’ultima, nei panni di un’innocente signora, attende all’Hotel Ritz l’arrivo di Grant. Quando si accorge che il suo piano è fallito si avventa su Bond e lo colpisce con uno stiletto, nascosto nella punta di una delle sue polacchine. La lama è intinta nel veleno e 007 si accascia ai piedi del suo amico Mathis perdendo i sensi, forse per sempre…

Dalla Russia con amore è costruito con perizia anche se nel terzo atto risulta improbabile che Grant prima di uccidere l’agente inglese gli riveli il piano dell’MGB nei minimi dettagli.
Al di là di questa incongruenza il libro ha un ritmo serrato, debitore delle esperienze dirette vissute da Fleming nel corso del suo viaggio a Istanbul.
Le reazioni dei critici al romanzo non sono così benevole come Fleming sperava. Egli ha messo tutto se stesso nella stesura del romanzo, cercando di dare una maggiore tridimensionalità al suo personaggio ma le reazioni sfavorevoli di alcuni lettori (Chandler in primis) lo scoraggiano. Fleming giunge alla conclusione di avere commesso un errore: cercare di apparire più intelligente di quel che effettivamente è…

mercoledì 18 agosto 2010

Una cascata di diamanti

Una cascata di diamanti (Diamonds are forever)
Prima edizione: Glidrose, 1955
Prima edizione italiana (titolo Il grande slam della morte), Garzanti, 1965
Traduzione: Roselia Irti Rossi

"Merce importante. Latori. Dogane. Guardie. Bond schiacciò la sigaretta nel posacenere
della scrivania di Vallance. Quante volte, durante i primi anni di servizio, aveva partecipato a una attività molto simile a quella: da Starsburgo per la Germania, da Niegoreloye per la Russia, oltre il Sempione, attraverso i Pirenei? La tensione. La bocca asciutta. Le unghie conficcate nelle palme delle mani. E ora, dopo aver superato tutti quegli esami, doveva tornare ancora da capo."


Terminato da poco Moonraker Fleming decide che la sua quarta avventura dedicata a Bond tornerà a svolgersi all'estero e avrà come cuore narrativo il traffico illegale di diamanti. E' un tema questo che sta molto a cuore allo scrittore. Fleming, infatti, aveva già avuto contatti con quel settore quando, lavorando presso gli operatori di borsa Rowe & Pitman, aveva visitato gli uffici della associata De Beers, società a tutt'oggi tra le più importanti nel mercato mondiale dei diamanti. Dopo un viaggio negli Stati Uniti alla ricerca delle location Fleming si mette al lavoro e nel 1955 consegna all'editore la sua nuova fatica dal titolo Diamonds are forever, celebre slogan pubblicitario della De Beers.

Tornato al suo lavoro nell'ufficio di Londra, Bond è chiamato ad una nuova missione da M. Egli deve prendere il posto di un certo Peter Franks, contrabbandiere di diamanti, arrestato dall'MI6, e mettersi sulle tracce di un complesso traffico illegale di pietre preziose che, partendo dalla Sierra Leone, si conclude negli Stati Uniti. M sospetta che a capo di questa losca operazione ci possa essere la famiglia mafiosa italoamericana degli Spang.
007 entra subito in azione e si mette in contatto col tramite inglese dei contrabbandieri, la splendida Tiffany Case, una biondona che si muove con disinvoltura tra le pieghe dell'associazione mafiosa.
Partito alla volta degli USA con alcuni diamanti grezzi nascosti dentro delle palline da golf, Bond contatta a New York Shady Tree, proprietario della Casa dei diamanti, al quale consegna la refurtiva come indicatogli da Tiffany. La sua ricompensa, 5000 dollari, gli viene consegnata in due tranche. La prima, subito, di mille in contanti, la seconda dovrà invece risultare il frutto di un'inaspettata vincita a una corsa di cavalli (truccata) a Saratoga.
All'uscita della Casa dei diamanti Bond s'imbatte nel suo amico Felix Leiter. Questi, in seguito all'incidente occorsogli durante la precedente operazione (narrata in Vivi e lascia morire), ha un uncino al posto della mano. Abbandonata la CIA ora lavora per l'agenzia investigativa Pinkerton ed è anch'egli sulle tracce degli Spang. I due decidono di partire insieme alla volta di Saratoga, amena località vicino a Boston, celebre per le sue corse di cavalli.
Lì, Leiter si mette in contatto con il fantino del cavallo destinato alla vittoria e lo convince con una grossa offerta in denaro a simulare una squalifica che fà svanire nel fumo la vittoria di Bond e della famiglia Spang. La reazione dei mafiosi è spietata e il fantino viene sfigurato con del fango bollente in una sauna da due sicari del boss.
Bond si mette in contatto con Shady Tree lamentandosi di non avere ottenuto il denaro promesso e questi gli dice di andare a Las Vegas e di alloggiare al Tiara.
Al casino del lussuoso albergo Bond punta i suoi mille dollari al tavolo da gioco e con l'aiuto di Tiffany, croupier abilissima, vince i pattuiti 5000. Ma il profumo del gioco d'azzardo eccita l'agente segreto che decide di tentare la fortuna alla roulette vincendo ben 20.000 verdoni. Allontanatosi in fretta dal casinò con l'aiuto del suo autista, il fedele Ernie Cureo, egli è inseguito dagli scagnozzi di Spang e, dopo un rocambolesco inseguimento, è fatto prigioniero. Bond viene condotto a Spectreville, una cittadina western nel cuore del deserto, sede di Serrafimo Spang, capo dell'organizzazione. Questi è a conoscenza della sua doppia identità e lo fa torturare. Di notte l'agente è liberato da Tiffany e fugge su una motrice, utilizzando i binari del treno sul quale Spang fa correre il suo Cannonball, una locomotiva restaurata del 1870. Anche stavolta inizia un inseguimento mortale che si conclude con la morte di Serrafimo Spang.
Sgominata la banda statunitense Bond s'imbarca con Tiffany sulla Queen Elizabeth, direzione Londra, ma anche stavolta deve vedersela coi due sicari più temibili di Jack Spang, il fratello di Serrafimo. Dopo averli eliminati brutalmente 007 parte alla volta della Sierra Leone per incontrare in un duello all'ultimo sangue proprio Jack Spang...

Fatta eccezione per una breve introduzione in Africa e un prologo londinese, tutta la vicenda di Una cascata di diamanti si svolge negli Stati Uniti, paese che affascina lo scrittore per le sue molteplici contraddizioni. Dal lusso sfarzoso e un po' cafone, al jet set internazionale, Fleming è al contempo affascinato e disgustato dal benessere ostentato dagli statunitensi. In Una cascata di diamanti egli mette in luce questi aspetti, restando però ancorato ai suoi cliché: i suoi villain restano sempre brutti, sporchi e cattivi, in questo caso anche grotteschi. La famiglia Spang è descritta utilizzando i toni razzisti e snob tipici dello scrittore. Essi nella sua mente sono i classici italoamericani, mafiosi e mangiaspaghetti, descritti in maniera grottesca, come nel caso di Serrafimo Spang, gangster buffone con la passione del vecchio west che va in giro vestito come un cowboy: "Mr Spang indossava un costume western completo, con gli stivali neri lucidi e un paio di lungi speroni d'argento. La giacca e i pantaloni di pelle nera erano arricchiti da passamanerie d'argento. Le grosse mani riposavano sulle impugnature di avorio di due pistole a canna lunga che gli pendevano dai foderi ai fianchi; la cintura nera luccicava di munizioni."
Anche la Bond girl rientra nel perfetto stereotipo delle precedenti femmine fleminghiane, tipo Vesper e Solitaire. E' l'ennesima donna, giovane, bella e fragile, che ha bisogno di appoggiarsi all'uomo forte e sicuro di sé. Anch'essa cede alle lusinghe di un corteggiamento maschilista che dura l'èspace d'un matin.
Una cascata di diamanti è un romanzo di puro intrattenimento, senza il minimo approfondimento psicologico, tutto kiss kiss bang bang, anche se venato della tipica malinconia fleminghiana, un senso d'ineluttabilità degli eventi che traspare nelle righe conclusive del libro: "Sorrise beffardo tra sè. Tutta quella faccenda di morte e di diamanti era troppo solenne per lui. Per Bond non era altro che la fine di una nuova avventura. Una nuova avventura per la quale una frase di Tiffany Case avrebbe potuto servire da epitaffio. Poteva vedere la sua bocca ironica e appassionata pronunciare le parole: Non è facile come sembra"

giovedì 29 luglio 2010

Moonraker

Moonraker
Prima edizione: Glidrose, 1955
Prima edizione italiana (titolo Il grande slam della morte), Garzanti, 1965
Traduzione: Roselia Irti Rossi
Ultima edizione (titolo Moonraker), Guanda, 2005
Traduzione: Massimo Bocchiola

«C'è solo una questione...» Si batté contro i denti il bocchino della pipa.
«Quale questione, signore?» chiese Bond.
M sembrò prendere una decisione. Guardò pacatamente verso Bond.
«Sir Hugo Drax bara alle carte»

Tornato alla sua attività ordinaria, dopo un periodo di convalescenza per le ferite subite nel corso della sua ultima missione in Giamaica (cfr. Vivi e lascia morire), l’agente 007 riprende la sua routine quotidiana. Le giornate scorrono tranquille fino a quando una sera M gli chiede un favore. Il capo di Bond è socio del prestigioso circolo Blades, che vanta tra i suoi iscritti la crema della borghesia inglese. Tra di essi c’è anche Sir Hugo Drax, un esportatore di minerali, divenuto ricchissimo subito dopo la guerra grazie al commercio della columbite, utilizzata nella costruzione dei veicoli a reazione. Il miliardario ha offerto alla Regina i suoi mezzi per realizzare uno spettacolare razzo di difesa, il Moonraker, destinato a colpire, in caso di aggressione, i nemici del Regno Unito. Questa proposta, accettata dal governo, ha fatto di Drax l’eroe nazionale della Gran Bretagna.
Il presidente del Blades sospetta però che il magnate bari a bridge. Se così fosse, sarebbe una cosa decisamente oltraggiosa per la reputazione del locale. Egli perciò chiede a M un aiuto. Quest’ultimo invita Bond a cena al circolo, affinché studi Drax al tavolo da gioco. Il suo compito è verificare se il miliardario effettivamente trucca le partite per vincere denaro.
La sera stessa Bond è al circolo e viene presentato al carismatico personaggio. All’esperto giocatore bastano pochi minuti per capire che Drax bara, aiutato da un portasigarette in argento che cela uno specchio. Bond sfida Drax a una partita a bridge che si conclude con la sconfitta dell’iracondo miliardario.
Il giorno dopo a Bond è affidata una missione delicata. La sera della partita a carte un ufficiale del ministero dell’Approvigionamento – il maggiore Tallon - è stato assassinato presso un pub vicino alla base del Moonraker. L’agente aveva il compito di supervisionare le operazioni connesse con il lancio di prova del razzo, previsto per quel venerdì. Apparentemente il delitto sembrerebbe di natura passionale. L’omicida, infatti, si è suicidato subito dopo avere confessato di avere ucciso il suo rivale per amore della bella Gala Brand, la segretaria di Drax, agente della polizia britannica, infiltrata in segreto nell’equipe.
Bond ha l’incarico di sostituire il maggiore Tallon e allo stesso tempo di investigare sulla sua misteriosa morte.
Giunto alla base missilistica, sull’orlo della scogliera tra Dover e Deal, 007 è accolto con cordialità da Drax che lo porta a visitare l’impianto e il lucente missile di morte. Bond rimane favorevolmente impressionato e fa anche la conoscenza dell’affascinante agente Brand. Tuttavia ci sono alcune cose che non quadrano. Innanzitutto l’agente diffida dei collaboratori più stretti di Drax, in particolare del fido Krebs e dell’ingegnere Walter. Inoltre, durante una perlustrazione sulle scogliere Bond e Gala sono travolti da una cascata di rocce e per poco non ci rimettono la pelle. Il giorno del lancio si avvicina e una sera la Brand, mentre è in macchina con Drax, scopre che i codici di lancio del razzo, presenti nel taccuino del suo principale, non coincidono con quelli che lei ha annotato per mesi. Tutto sembra fare credere, infatti, che la destinazione dell’atomica non sia il mare prospiciente Dover, bensì Londra stessa. Gala è scoperta da Drax e viene fatta prigioniera. La sua scomparsa non passa inosservata, giacché Bond aveva un appuntamento galante con lei. L’agente si mette sulle tracce di Drax e, dopo averlo pedinato in auto, scopre che la ragazza è nelle sue mani. Inizia così un inseguimento sulla statale che porta da Londra a Dover tra la Bentley guidata da 007 e la Merceders Skk di Drax che si conclude con la cattura del nostro. Gala e Bond sono imprigionati nella centrale: mancano poche ore al lancio del missile e Drax rivela la sua vera identità. Egli è un nazista, scambiato per caso durante la guerra in un inglese. Adesso può finalmente vendicarsi della perfida albione scaraventadole addosso la sua potente arma. Sembra tutto finito ma Bond riesce a liberarsi e a riprogrammare i giroscopi del razzo, giusto in tempo per salvare la sua patria dall’olocausto nucleare…

Di tutti i romanzi dedicati a 007 Moonraker è quello meno conosciuto dai lettori nostrani per una serie di motivi. Il primo è da attribuire al diverso titolo con il quale fu messo in circolazione dalla Garzanti, Il grande slam della morte. Il secondo è per via dell’orribile film, a metà tra il parodistico e il fumettistico, che Lewis Gilbert filmò nei primi anni ’80 e del quale parleremo più avanti.
È un vero peccato che il libro abbia conosciuto da noi uno scarso successo perché Moonraker è un concentrato di peripezie in pura salsa british. Innanzitutto questa è l’unica storia ambientata interamente nel Regno Unito (e più precisamente tra Londra e la campagna del Kent); inoltre il volume è denso di informazioni personali sul nostro eroe riguardanti la sua vita quotidiana. Nel romanzo apprendiamo, infatti, che Bond ha circa 37 anni, lavora in un tetro ufficio, ha una segretaria (Loelia Ponsoby), va a mensa tutti giorni, vive in un piccolo appartamento in King’s road, governato dalla sua preziosa domestica scozzese di nome May, e passa il suo tempo libero con tre amanti (tutte sposate), oppure a giocare a golf.
Bond in questa nuova avventura sfoggia tutto il suo insopportabile snobismo inglese che lo porta addirittura a vantarsi della cucina inglese, a suo dire “la migliore del mondo”.
Il romanzo è suddiviso in giornate, dal lunedì al venerdì, che scandiscono la suspense, insita nel prossimo lancio del razzo.
La partita a bridge che apre la storia è descritta mirabilmente e richiama alla memoria quella a chemin de fer di Casinò Royale.
Ancora una volta il cattivo corrisponde al classico cliché fisiognomico di Fleming. Tozzo, di orribile aspetto, ha il viso deturpato dal fuoco, un’orribile capigliatura rossa e un paio di baffi che gli coprono una vistosa sporgenza dell’arco dentale. Nel passato di Drax c’è la collaborazione con Otto Skorzeny, l’Oberturbandführer dello spionaggio tedesco le cui mosse Fleming aveva studiato per anni durante la guerra.
La Bond girl è un’inglese taciturna ma bellissima che, cosa praticamente unica, rifiuta il corteggiamento di Bond, lasciandolo nel finale da solo.
Il romanzo pullula anche di elementi autobiografici: il processo di immedesimazione tra Bond e Fleming si fa sempre più stretto. Bond è definito “triste”, un aggettivo che molte donne avevano affiancato a Fleming. Per di più il suo creatore scarica sul personaggio alcuni dei suoi disagi fisici e mentali.
Per questo libro Fleming saccheggia il suo angolo favorito d’Inghilterra, Kingsdown, dove Drax costruisce il suo razzo sulle scogliere di Deal; è poi citato il locale preferito dello scrittore, quel Café Royal a Dover, dove Bond mangia le uova strapazzate al prosciutto con abbondante caffè. Il club Blades, infine, ha alcune reminiscenze del White’s Club, di cui Fleming era stato socio dal 1936 al 1940.
Il tono crepuscolare e malinconico di Moonraker è da attribuire anche alla sua stanzialità. Fleming è un nomade, un viaggiatore nato, e l’Inghilterra sta stretta a lui e alla sua creatura. Per i due è giunto il tempo di tornare in trasferta…

venerdì 16 luglio 2010

Bibliografia di Ian Fleming

Romanzi
  • Casino Royale (1953; La benda nera; Casinò Royal);
  • Live and let Die (1954; Vivi e lascia morire);
  • Moonraker (1955; Moonraker: il grande slam della morte);
  • Diamonds are Forever (1956; Una cascata di diamanti);
  • From Russia with Love (1957; A 007, dalla Russia con amore);
  • Doctor No (1958; L'impronta del drago; 007 Licenza di uccidere - Il Dottor No);
  • Goldfinger (1959; Missione Goldfinger);
  • For your Eyes Only (1960; Solo per i tuoi occhi) Si tratta di una serie di racconti. Contiene: From a view to a kill (Un colpo di pistola; Paesaggio e morte); For your eyes only (Delitto in Giamaica; Solo per i tuoi occhi); A quantum of Solace (Una coppia felice; Un "quantum di sicurezza"); Risico (Affare pericoloso; Rischio); The Hildebrand rarity (La quinta signora Krest; La rarità Hildebrand).);
  • Thunderball (1961; Thunderball Operazione Tuono);
  • The Spy who Loved Me (1962; La spia che mi amava);
  • On Her Majesty's Secret Service (1963; Servizio Segreto; Al servizio segreto di Sua Maestà);
  • You Only Live Twice (1964; Si vive solo due volte);
  • The Man with the Golden Gun (1965; L'uomo dalla pistola d'oro).
  • Octopussy and The Living Daylights (1966; Octopussy) Si tratta di una raccolta di due romanzi brevi, completati postumi, a cui ne è stato aggiunto un terzo nelle ultime edizioni: Octopussy (Octopussy); The living daylights (Il lume dell' intelletto); The property of a lady (Di proprietà di una signora).

Altri scritti

  • Thrilling Cities (Le città del brivido), Una raccolta di tredici articoli commissionati a Fleming dopo i primi successi come scrittore su varie città del mondo. La prima edizione comprende solo sette articoli su altrettante città del mondo, che Fleming visitò spesato dal "Sunday Times" nel 1959. Le edizioni successive comprendono tutti gli articoli sulle thrilling cities, comprese quelle europee visitate nel 1960. Nelle edizioni più recenti è anche stato incluso un racconto con protagonista James Bond, 007 a New York. Per l'Italia è dedicato un capitolo a Napoli.
  • The diamond smugglers (Il traffico di diamanti), un saggio scritto durante gli studi preparatori di Una cascata di diamanti. Fleming rimane affascinato e colpito dal sistema del traffico internazionale di diamanti e decide di rendere le abbondanti informazioni raccolte in un saggio.
  • State Of Excitement, un romanzo mai pubblicato commissionato allo scrittore da un emiro del Kuwait. Sarà poi la base del film di Terence Young The Poppy is also a Flower (Il papavero è anche un fiore)
  • Chitty Chitty Bang Bang, un romanzo per bambini scritto per puro divertimento. Pubblicato, raggiunge modesto successo, tanto che ne verrà poi tratta un'omonima trasposizione cinematografica ed un musical a teatro.

venerdì 9 luglio 2010

IL MIO NOME E' FLEMING - Seconda parte

2 –DESTINAZIONE LEGGENDA

La mattina del terzo martedì di gennaio del 1952, a dieci settimane dal suo matrimonio, Fleming è in vacanza a Goldeneye quando decide di mettersi a scrivere un romanzo di spionaggio. Sul suo tavolo c’è un libro, Gli uccelli delle Indie Occidentali, scritto dall’ornitologo James Bond. Quel nome gli sembra perfetto per il protagonista che ha in mente. Così, per dieci settimane, Fleming scrive incessantemente, seguendo un rituale che nel corso degli anni resta immutato. Egli scriverà ogni mattina fra le nove e mezzogiorno, mentre il pomeriggio, dalle 17 alle 18.30, revisionerà il manoscritto.
Come mai Fleming si decide ad intraprendere la carriera di scrittore così tardi? Egli, scherzando, asserirà di averlo fatto per distrarsi dallo shock del matrimonio. Una cosa è certa: l’autore scrive in assoluta libertà Casinò Royale, questo il titolo del suo primo libro.
Una volta terminato, Fleming fa leggere il manoscritto all’amico William Plomer, che a sua volta lo gira all’editore Jonathan Cape. Nell’agosto del 1952 nasce il primogenito di Ian, Caspar Robert.
Il 17 settembre dello stesso anno Fleming s’incontra con Cape per stabilire i termini del contratto. Con scrupolosa puntigliosità il novello autore riesce a spuntare persino una percentuale sugli incassi pari al dieci per cento per le prime 10.000 copie e al 20 per cento a partire dalle 20.000. Instancabile si mette subito alla ricerca di un editore americano, un’impresa tutt’altro che facile, perché il manoscritto è rifiutato da tre editori (segnatamente Doubleday, Norton, Knopf).

La sua nuova carriera di scrittore è però oramai partita. Nell’autunno del 1953, sempre a Goldeneye, Fleming concepisce il suo secondo romanzo, Vivi e lascia morire. È soddisfatto per la facilità con la quale il libro è nato e la trama gli sembra articolata meglio del precedente episodio. Nel frattempo la bozza di Casinò Royale è pronta ad andare in stampa. Fleming si mette al lavoro, spedendo il libro ad amici e conoscenti. Con sua grande sorpresa il celebre scrittore Somerset Maugham lo elogia con una lettera che esalta il suo ego. Ma nonostante le generali recensioni positive la prima edizione di Casinò Royale vende solo 4.750 copie e non si rivela la fonte di guadagno che il suo ideatore sperava. Fleming non si perde d’animo e mentre continua il suo lavoro al Sunday Times, viaggia negli Stati Uniti, dove nel frattempo è riuscito a trovare un editore (MacMillan), stringe un’importante amicizia con Roald Dahl, parte per una spedizione di speleologia nei Pirenei, infine passa parte dell’estate del 1953 a Villa Mauresque ospitando Maugham. Nel frattempo inizia a concepire Il grande slam della morte. Per questo episodio sceglie come location principale Kingsdown e le scogliere di Deal, dove Drax progetta il suo razzo. È con questo lavoro che l’identificazione tra Bond e Fleming diventa totale. Da questo momento ogni viaggio ed esperienza che lo scrittore farà nella sua vita privata trasmigrerà per osmosi nelle vicende di Bond.
Nell’autunno del 1953 Ian accetta la rubrica domenicale di pettegolezzi Atticus sul Sunday Times. Anche se odia i ricevimenti e la mondanità egli svolge il suo nuovo lavoro con grande entusiasmo, accumulando informazioni che gli torneranno utili nella stesura dei successivi romanzi.
Il 1954 è un anno chiave per lui: in aprile i critici scrivono che Vivi e lascia morire ha mantenuto le promesse di Casinò Royale. L’autore inizia a fantasticare: la sua creatura letteraria potrebbe emulare le gesta di Sherlock Holmes o Hercules Poirot. La sua amicizia con Somerset Maugham sfocia in una collaborazione di quest’ultimo al numero domenicale del Sunday Times, che culmina con la pubblicazione in 15 puntate del suo nuovo romanzo.
All’inizio di giugno Fleming completa la revisione de Il grande slam della morte e lo consegna a William Plomer che ne è entusiasta; nel contempo vende i diritti di Casinò Royale per 1.000 dollari alla Columbia Broadcasting che ne vuole fare una trasposizione televisiva. I dati di vendita dei due precedenti lavori, sia in Inghilterra che in America, non sono però incoraggianti. Nel giugno dello stesso anno Fleming comincia a scrivere Una cascata di diamanti. Il suo amico di Eton, Philip Browing, lavora presso la compagnia diamantifera De Beers. Affascinato dal commercio internazionale dei gioielli, Fleming abbozza la trama del nuovo episodio. Ancora una volta l’ambientazione è in America, ma stavolta invece di New York e la Florida, location di Vivi e lascia morire, Fleming sceglie i casinò di Las Vegas, le corse di cavalli di Saratoga e le highways di Los Angeles. Una spinta notevole alla sua carriera è fornita dall’aiuto del tutto disinteressato che il grande scrittore di noir Raymond Chandler fornisce al suo amico inglese. L’inventore di Philip Marlowe scrive un elogio formidabile per Il grande slam della morte: “Ian Fleming è lo scrittore più efficace e più incisivo di quel genere letterario che in Inghilterra penso si chiami ancora thriller.” Fleming però da tempo medita di interrompere le avventure del suo eroe. Egli, infatti, si sente esausto e deluso dai risultati di vendita dei suoi libri. Inoltre l’immedesimazione totale col suo personaggio lo porta a documentarsi e a vivere in prima persona surrogati di quelle avventure che successivamente descrive in modi più mirabolanti. Questo processo creativo lo esaurisce non solo psicologicamente ma anche fisicamente.

Poiché James Bond non riesce a guadagnare abbastanza, Fleming decide di liberarsi di colui che ormai definisce sarcasticamente “quel fantoccio di cartone”. Il quinto ed ultimo romanzo nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere l’epitaffio di Bond e proprio per questo sarebbe stato un lavoro più serio e introspettivo. In Dalla Russia con amore, secondo le sue intenzioni, la SMERSH avrebbe attirato 007 in una trappola mortale, utilizzando come esca una bellissima ragazza. L’eroe sarebbe caduto nel tranello e, con un finale inatteso, non sarebbe riuscito a cavarsela. La storia avrebbe avuto come centro narrativo le congiure del Cremlino che Fleming aveva avuto modo di conoscere bene durante la sua permanenza in Russia per l’agenzia Reuter. L’ambientazione, invece, sarebbe stata Istanbul. La scelta cade sulla Turchia giacché il suo conoscente Sir Ronald Howe di Scotland Yard deve recarsi a Istanbul per una riunione dell’Interpol. Per Fleming è un’occasione irripetibile.
Durante il suo soggiorno a Goldeneye Fleming termina Dalla Russia con amore poi segue l’amico Ivar Bryce in una breve gita di tre giorni a Inagua, alle Bahamas, per ammirare i fenicotteri rosa. La strana isola, con una palude grigia, profonda solo sessanta centimetri, lo ispira per il macabro rifugio del Dr Julius No. Inagua sarebbe diventata Crab Key, teatro di un’altra impresa di Bond in Dr No.
Una volta tornato a Londra Fleming ricomincia a soffrire della sua fastidiosa sciatalgia. Accetta pertanto di ricoverarsi presso Enton Hall alla London Clinic, una casa di cura per rimettere in sesto gli agenti di borsa con interventi fisioterapici e una dieta ferrea, priva di alcolici. Anche in questo caso l’esperienza gli risulterà utile qualche anno più tardi, quando spedirà il suo Bond a disintossicarsi in Thunderball.
Deciso ad abbandonare la sua creatura, Fleming vende per 6.000 dollari i diritti cinematografici di Casinò Royale a Gregory Ratoff e con il ricavato si compra una spettacolare Thunderbird da 190 cavalli.
All’uscita di Dalla Russia con amore Fleming comincia a nutrire dei dubbi sul risultato letterario dell’opera. Voleva fare di Bond un vero essere umano ma il suo personaggio risulta ancora una volta sprovvisto di humor e bidimensionale. Le recensioni sono tiepide ma visto l’interesse del pubblico sempre più crescente Fleming cambia idea e decide di dare una nuova opportunità al suo fantoccio di cartone. I suoi futuri romanzi però sarebbero stati di puro intrattenimento, senza ambizioni letterarie di sorta.

Verso la fine di novembre del 1954 accade un imprevisto destinato a causare un’enorme pubblicità allo scrittore. Dopo la crisi del canale di Suez il primo ministro britannico Anthony Eden cade in un profondo stato di stress. I dottori gli consigliano un periodo di vacanze, possibilmente fuori dall’Inghilterra. Il ministro delle colonie Alan Lennox-Boyd, amico intimo di Fleming, suggerisce al primo ministro di andare a riposare in Giamaica, a Goldeneye. Fleming naturalmente mette a disposizione la sua casa e da quel momento la stampa si riversa davanti alla piccola villa, peraltro austera e priva di comfort, per spiare le condizioni dell’illustre ospite. Il chiasso mediatico che ne deriva porta il Daily Express alla decisione di pubblicare a puntate Dalla Russia con amore. Il successo è immediato e convince l’editore a stampare subito l’edizione tascabile dei precedenti volumi, che hanno un’impennata nelle vendite. Dopo cinque lunghi anni è finalmente cominciata la corsa al best seller. Sono due i fattori che Fleming individua per spiegare il suo inatteso successo. Il primo è che il pubblico popolare, quello che acquista l’edizione tascabile delle avventure di 007, è affascinato dall’ambiente e dal lusso che circonda James Bond. Il secondo è la popolarità acquisita da Fleming sui giornali con la storia delle vacanze del primo ministro. Il binomio Fleming-Bond stavolta è indissolubile, destinato a tramutarsi in mito.
Nell’estate del 1957, abbandonati definitivamente i propositi di lasciar morire la sua gallina dalle uova d’oro, Ian comincia a lavorare a Goldfinger, dove esprime la sua ammirazione per la ricchezza.
Alla fine del 1958 accetta un accordo con la CBS per una serie Tv in 32 puntate dedicata al suo personaggio. L’occasione per lui è irrinunciabile, sia per motivi economici che per ragioni letterarie. Fleming, infatti, ha sempre più difficoltà a scrivere le abituali 70.000 parole dei romanzi mentre trova piuttosto semplice scrivere dei racconti. Approfittando dell’accordo scrive Rischio, Paesaggio e morte e Solo per i tuoi occhi. Insieme a Un quantum di sicurezza, redatto durante un viaggio di ritorno dalle Seychelles, e La rarità Hildenbrand, i racconti sono riuniti in un unico volume dal titolo Solo per i tuoi occhi.
Nell’autunno del 1958, lo scrittore conosce il regista Kevin McClory. Il suo amico Ivar Bryce si è improvvisato produttore e ha finanziato l’opera prima di McClory, The Boy and The Bridge. I due fanno amicizia, si stimano e in breve nasce l’idea di realizzare il primo film di James Bond, prodotto dallo stesso Bryce. La collaborazione però dopo qualche mese comincia a scricchiolare. La difficoltà nel trovare un buon soggetto e il flop commerciale di The Boy and The Bridge, fanno vacillare Fleming e Bryce. Su consiglio dello stesso Fleming viene coinvolto nel progetto anche lo sceneggiatore Jack Whittingam. Inoltre Ian consiglia Bryce di contattare il regista Antony Asquith e poi Alfred Hitchock, non essendo più convinto delle capacità artistiche di McClory. La situazione si fa sempre più ingarbugliata e stressa molto Fleming che, approfittando della proposta del nuovo proprietario del Sunday Times, il canadese Roy Thomson, accetta di partire per cinque settimane in giro per il mondo per realizzare un reportage a puntate, pubblicato poi anche in un volume dal titolo Le città del brivido. Fleming molla McClory e Whittingam prima per il viaggio, poi per scrivere Thunderball. Senza preoccuparsi delle conseguenze egli concepisce la storia come “il libro del film”, romanzando il copione di McClory e Whittingam e aggiungendo alcune situazioni nuove come il ricovero in clinica di Bond, gettandosi così in un pasticcio legale destinato a durare parecchi anni.
McClory fa causa a Fleming per plagio. La disputa legale è un duro colpo per lo scrittore che il 12 aprile del 1961 è colpito dal primo attacco di cuore mentre è in riunione il martedì mattina con tutta la redazione del Sunday Times. I dottori, durante la lunga convalescenza, gli prospettano un altro stile di vita che comprende i divieti assoluti di bere e fumare, oltre a lunghi periodi di riposo. Fleming segue i consigli per qualche settimana poi riprende le sue cattive abitudini. L’evento però lo ha fiaccato duramente ed è proprio per questo motivo che quando il produttore canadese Harry Saltzman, assieme al suo partner italoamericano Albert Broccoli (che ha un serio contatto con la United Artists), si propongono per l’acquisto dei diritti cinematografici di tutti i suoi romanzi, egli accetta l’offerta. L’esperienza con McClory lo ha toccato nel profondo ed egli si astiene dall’interferire durante la lavorazione di Dr. No (in italiano Licenza di uccidere), il primo titolo scelto per la serie cinematografica. Né tantomeno interviene sulla scelta del protagonista. A richiesta suggerisce il nome di David Niven, suo caro amico, ma il suo contributo alle vicende cinematografiche di 007 si limita a questo.
Nel frattempo la causa per plagio si risolve in una transazione tra le parti nella quale si stabilisce che il nome di McClory dovrà essere presente in qualsiasi versione cinematografica di Thunderball.
Sempre nel 1961 si aprono definitivamente per Fleming le porte del successo ma anche quelle della malattia. Il 17 marzo il personaggio di James Bond riceve un lancio spettacolare. La rivista Life pubblica la lista dei dieci romanzi preferiti del Presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy. Accanto a classici della letteratura come Il rosso e il nero di Stendhal, al nono posto figura Dalla Russia con amore. Fleming aveva conosciuto Kennedy a una cena a Washington un anno prima ma non avrebbe mai immaginato un tale onore. Questa notizia fa decollare le vendite dei suoi romanzi in America.
All’inizio del 1962 Fleming scrive in Giamaica La spia che mi amò. Il suo esperimento di far narrare la storia in prima persona alla protagonista della vicenda, nonché di fare irrompere Bond solo nella seconda parte, è considerato un fallimento per il pubblico, che vuole 007 sempre in azione. Con Servizio segreto egli pertanto torna alla tradizionale formula bondiana.
Nei primi mesi del 1963 si reca in Giappone, teatro del suo nuovo libro, Si vive solo due volte, insieme al suo amico Richard Hughes e a Torao “Tiger” Saito. Nel frattempo i film tratti da Dr No e Dalla Russia con amore ottengono un successo mondiale e Fleming decide di cedere il 51 per cento della Glidrose, pari a 100.000 sterline, al suo conoscente Sir Jack Campbell della Booker Brothers. Una cifra irrisoria, se si pensa a quanto guadagnerà Bond solo in merchandising. Ma il cuore continua ad angustiare Fleming che scrive L’uomo dalla pistola d’oro molto lentamente, stremato, senza avere nemmeno la forza di revisionarlo.
Il 27 aprile del 1964 muore la madre. Fleming la segue diciotto giorni dopo, all’una di notte del 12 agosto. Non farà in tempo a vedere Goldfinger, la pellicola che avrebbe suggellato definitivamente la nascita del mito cinematografico di Bond e del suo autore.