lunedì 17 gennaio 2011

Dalla Russia con amore

Dalla Russia con amore (From Russia With Love)
Prima edizione: Glidrose, 1957
Prima edizione italiana, Garzanti, 1965
Traduzione: Enrico Cicogna
Ultima edizione, Guanda, 2006
Traduzione: Eva Kampman Bocchiola

"… siamo qui per trovare un bersaglio che risponda ai nostri requisiti. Non c’è un eroe in quell’organizzazione? Qualcuno che sia ammirato e la cui infame uccisione susciterebbe sgomento? I miti si fondano su gesta e persone eroiche. Gli inglesi non hanno eroi?
Fu il colonnello Nikitin dell’MGB a rompere l’imbarazzato silenzio.
Con voce titubante disse: "C'è un tale di nome Bond."

I complimenti che Somerseth Maugham e Raymond Chandler esprimono verso Moonraker spingono Fleming a proseguire le gesta del suo eroe. Una certa monotonia e una stanchezza generale verso quel personaggio di carta che ha assorbito le sue energie nel corso degli anni, lo hanno convinto della necessità di concludere il suo lavoro di scrittore.
Tuttavia, gli attestati di stima lo inducono ad approcciarsi di nuovo alla saga con rinnovato entusiasmo, deciso a mettere più sentimento nella sua macchina da scrivere (cfr. Pearson John, La vita di Ian Fleming, Ed. Garzanti, Milano, 1965).
La sua idea stavolta è quella di scrivere un’ultima avventura di Bond nella quale gli aspetti psicologici della spia devono prevalere su quelli avventurosi. Inoltre, egli è intenzionato a scardinare la struttura della storia con una cadenza narrativa inedita, nella quale gli antagonisti devono avere più spazio del protagonista, secondo la regola aurea di Alfred Hitchcock: più è riuscito il cattivo più è riuscita la storia.

Dalla Russia con amore nelle prime cento pagine presenta dunque gli avversari di Bond, segnatamente il serial killer Donovan Grant, il colonnello della SMERSH Rosa Klebb e la bellissima spia russa Tatiana Romanova. Essi architettano per conto dell’MGB di Mosca una trappola per eliminare 007. L’eliminazione della spia inglese, infatti, deve fornire a macabro esempio dell’efficienza del servizio segreto sovietico, che riscatterebbe in questo modo i suoi ultimi insuccessi in campo internazionale.
La scelta della Russia come antagonista di Bond è obbligata. Fleming conosce bene la Russia, vi ha lavorato come inviato, lì ha perfezionato la conoscenza della lingua e conosciuto splendide ragazze.
Lo scrittore poi è stato contattato da un misterioso russo che si è offerto di dargli informazioni di prima mano sulla SMERSH, l’organizzazione che egli ha introdotto in Casinò Royale. Fleming accetta l'offerta e riceve un dossier di ventimila parole. Molte delle informazioni, probabilmente false, passano direttamente nel romanzo.
Come sempre i cattivi di Fleming sono dei freaks, reietti orribili al servizio del male. Red Grant è un irlandese psicopatico che placa i suoi desideri di morte al servizio del governo sovietico, mentre Rosa Klebb, ispirata a una certa Madame Rybkin, che Fleming riteneva la donna più potente dello spionaggio internazionale, è una sgradevole lesbica, per di più sadica.
Fa eccezione a questo schema Tatiana Romanova. L’esca che dovrebbe far cadere Bond nella trappola mortale preparata dall’MGB rientra in un altro stereotipo fleminghiano: quello della pin up di turno, destinata a cadere tra le braccia di Bond "a prescindere", senza che avvenga una seduzione vera e propria da parte del nostro.
In cerca di uno scenario esotico per il romanzo Fleming ha occasione di visitare la capitale turca con il vicecapo di Scotland Yard, Sir Ronald Howe. Il soggiorno in quella esotica metropoli, crocevia tra Oriente e Occidente, colpisce il suo immaginario. Lo scrittore a Istanbul conosce l’armatore Nazim Kalkavan, che aveva studiato a Oxford, per certi versi simile a Fleming nella sua voglia di vivere mangiando, bevendo e fumando compulsivamente. Kalkavan è una guida per lui e gli fornisce l’ispirazione principale per il personaggio di Darko Kerim.
Ian compie il viaggio di ritorno in patria a bordo del mitico Orient Express, che all’epoca faceva il tragitto seguente: Istanbul - Thessaloniki – Belgrado – Venezia – Milano – Losanna – Parigi. L’esperienza è trasfigurata, con le opportune modifiche, nel libro.

Come dicevamo la prima parte del romanzo è dedicata al set up dell’avventura vera e propria che prende il via soltanto a un terzo del libro, più precisamente al capitolo 11 (La vita oziosa) quando finalmente entra in scena il nostro eroe, depresso da oltre un anno di inattività. Come se non bastasse, dal punto di vista affettivo egli è solo, scaricato dall’americana Tiffany Case, che aveva circuito nel capitolo precedente, Una cascata di diamanti.
“Le braccia pingui della vita oziosa avevano preso Bond per il collo e lo stavano pian piano strangolando. Era un uomo di guerra e, quando per un lungo periodo non c’erano guerre da combattere, il suo umore cominciava a peggiorare. Nel suo particolare campo d’azione la pace regnava da quasi un anno. E la pace lo stava uccidendo.”
Giunge dunque a proposito la chiamata di M, che lo incarica di una missione dai contorni inusuali. A Istanbul il capo della sezione locale Darko Kerim è stato contattato dall’avvenente russa Tatiana Romanova, la quale, in cambio dell’asilo politico in quel di Londra, si è offerta di consegnare agli inglesi lo Spektor, il decodificatore di messaggi in codice sovietico. La ragazza ha posto un’unica condizione: ella, infatti, è intenzionata a consegnare il prezioso apparecchio nelle mani di James Bond. Tatiana si è innamorata di lui leggendo il suo profilo stilato dai servizi e vuole incontrarlo. Per M quella richiesta appare inverosimile, tuttavia ordina a Bond di andare a Istanbul per seguire da vicino l’operazione.
Nella capitale turca 007 è accolto da Darko Kerim, un uomo pieno di risorse, incaricato della protezione dell’agente britannico. Durante il suo soggiorno Bond accompagna Darko a un appuntamento col capo dei gitani locali. Qui assiste a un furioso combattimento tra due zingare, in lite per un uomo, e salva la pelle all’amico turco quando un commando di bulgari attenta alla sua vita.
Quella sera stessa Bond trova nel letto della sua camera d’albergo la splendida Tatiana che si offre a lui spontaneamente. La ragazza vuole fuggire da Istanbul il giorno dopo, utilizzando l’Orient Express, il treno che dalla capitale turca, attraversando tutti i Balcani, termina la sua corsa a Parigi. Il viaggio è lungo ed estremamente pericoloso. Bond è accompagnato da Darko Kerim, che perde la vita durante una colluttazione con uno dei tre agenti sovietici che li hanno pedinati in treno. Rimasto solo, Bond chiede aiuto a M. Alla stazione di Trieste viene contattato dall’agente Nash, un tipaccio corpulento e dagli occhi freddi come il ghiaccio. Bond è convinto adesso di avere un alleato nell’ultimo tratto di viaggio. In realtà Nash altri non è che Red Grant, mandato dalla Klebb a ucciderlo. Ma il nostro ha la pelle dura e dopo una violentissima colluttazione con il killer ha la meglio e può quindi dirigersi a Parigi per arrestare la Klebb. Quest’ultima, nei panni di un’innocente signora, attende all’Hotel Ritz l’arrivo di Grant. Quando si accorge che il suo piano è fallito si avventa su Bond e lo colpisce con uno stiletto, nascosto nella punta di una delle sue polacchine. La lama è intinta nel veleno e 007 si accascia ai piedi del suo amico Mathis perdendo i sensi, forse per sempre…

Dalla Russia con amore è costruito con perizia anche se nel terzo atto risulta improbabile che Grant prima di uccidere l’agente inglese gli riveli il piano dell’MGB nei minimi dettagli.
Al di là di questa incongruenza il libro ha un ritmo serrato, debitore delle esperienze dirette vissute da Fleming nel corso del suo viaggio a Istanbul.
Le reazioni dei critici al romanzo non sono così benevole come Fleming sperava. Egli ha messo tutto se stesso nella stesura del romanzo, cercando di dare una maggiore tridimensionalità al suo personaggio ma le reazioni sfavorevoli di alcuni lettori (Chandler in primis) lo scoraggiano. Fleming giunge alla conclusione di avere commesso un errore: cercare di apparire più intelligente di quel che effettivamente è…