mercoledì 21 aprile 2010

L'uomo dalla pistola d'oro (The man with the Golden Gun)

Prima edizione Glidrose Productions Ltd, 1965
Versione italiana: Garzanti Editore, 1966
Traduzione: Mariapaola Ricci Dèttore

"Bond si passò il fazzoletto sull'orecchio e sulla base della coppa. Era quasi intollerabile. Aveva sentito pronunciare la propria condanna a morte, aveva sentito dichiarare chiaramente i legami tra il KGB e Scaramanga e i Caraibi, oltre a piccole questioni minori quali il sabotaggio dell'industria della bauxite, il massiccio contrabbando di droga negli Stati Uniti e l'organizzazione del gioco d'Azzardo per buona misura. Un colpo favoloso per il Servizio Segreto! E l'occasione si presentava a lui! Sarebbe vissuto abbastanza da poterla cogliere? Dio se avesse potuto bere qualcosa!"

Stremato fisicamente da un infarto e stanco della popolarità del personaggio da lui creato, che lo costringe a replicare la formula di successo, libro dopo libro, Fleming da tempo medita una via d'uscita per affrancarsi dall'eroe ammirato in tutto il mondo. Purtroppo per lui un secondo attacco di cuore gli è fatale il 12 agosto del 1964.
L'uomo dalla pistola d'oro, l'ultimo romanzo di James Bond, esce nel 1965, senza una revisione finale.
La storia stavolta è semplice: al termine di Si vive solo due volte Bond è stato fatto prigioniero dal KGB che lo ha sottoposto a un lavaggio del cervello e lo ha "ricondizionato", veicolando le sue qualità di agente segreto al servizio dell'Unione Sovietica.
L'ex 007 quindi torna a Londra con un incarico preciso: eliminare M. I servizi segreti britannici sono convinti che il loro agente sia morto ma accettano di incontrare James Bond che, dopo alcuni colloqui preliminari, è portato al cospetto del suo superiore. Qui, il tentativo di uccidere M fallisce, Bond viene trasferito in una clinica privata alle porte di Londra e sottoposto a 12 sedute di elettroshock con le quali guarisce e torna in servizio.
La sua nuova missione è, apparentemente, suicida. M, infatti, vuole saggiare sul campo le condizioni del suo agente ritrovato e lo incarica di scovare il temibile killer al servizio del KGB, Francisco Paco Scaramanga, un tipaccio con un passato da acrobata da circo, che elimina i suoi bersagli con una Colt calibro 45 placcata in oro, a canna lunga. Segno particolare di riconoscimento del killer è un terzo capezzolo, sinonimo di grande sessualità.
Inviato in Giamaica, Bond è aiutato da Mary Goodnight la sua ex segretaria, un'avvenente bionda destinata a cadere nelle sue braccia e da un redivivo Felix Leiter, l'agente della CIA che avevamo lasciato in un letto d'ospedale, sbranato da uno squalo, in Vivi e lascia morire.
Sotto lo pseudonimo di Mark Hazard egli rintraccia facilmente Scaramanga in un bordello a Savannah La Mar. Il pistolero (inspiegabilmente) assolda Bond alle sue dipendenze con il compito di guardia del corpo per un week end. Scaramanga ha invitato nel suo albergo a cinque stelle, ancora incompleto, i suoi investitori, ricchi uomini d'affari, restii a sganciare altri soldoni per completare l'hotel. L'idea del killer è convincerli del buon affare offrendo loro un fine settimana spettacolare, fatto di alcol, donne e gioco d'azzardo.
Ben presto Bond scopre che i presunti miliardari altro non sono che alcuni dei boss più spietati di tutta l'America, dediti al traffico di droga, al sabotaggio della canna da zucchero e al riciclo della bauxite. Tra loro c'è anche tale Mr. Hendriks, una spia sovietica, che rivela a Scaramanga la reale identità del suo bodyguard.
L'assassino decide quindi di uccidere Bond e, in un finale ad alta tensione, una cruenta sparatoria su un treno locale in corsa nella vegetazione giamaicana, assistiamo alla elettrizzante resa dei conti finale tra Bond e Scaramanga nel cuore della boscaglia caraibica.

Dotato di una struttura narrativa lineare il romanzo mostra alcune crepe narrative e delle situazioni poco credibili. Della prima, la più importante abbiamo già detto. Bond incontra per caso Scaramanga in un locale malfamato. Tra i due immediatamente non corre buon sangue, eppure il killer decide di assumerlo come suo assistente senza alcuna referenza. Per uno degli assassini più intelligenti del pianeta non si tratta di una mossa astuta. Che dire poi del gioco del gatto col topo che per circa metà romanzo Scaramanga effettua con Bond dopo averne scoperto l'identità? A quale scopo tenere in vita un agente britannico con un curriculum così pericoloso, per il solo gusto di divertirsi sadicamente?
Irresistibile poi la sequenza nella quale 007 capisce chi sono gli investitori accorsi nell'hotel origliando le loro conversazioni dietro la porta con un bicchiere di cristallo! Un'azione degna del manuale delle giovani marmotte. Il romanzo riprende tono nella parte finale. La corsa in treno e il cruento duello tra Bond e Scaramanga è infatti degno delle migliori pagine dello scrittore britannico.
L'epilogo e poi al contempo commovente e sulfureo come nelle migliori pagine fleminghiane. Leiter, il vecchio amico di tante avventure, si congeda da Bond, ancora ferito in un letto d'ospedale. La spia inglese è commossa ma esprime il suo affetto con un'imprecazione rivolta all'americano. Non gli rimane che godersi la riabilitazione con la splendida Mary Goodnight che gli offre il suo appartamento e la sua completa ospitalità: "Di tutti i funesti graffiti che una donna può tracciare su una parete, questi sono i più insidiosi, i più letali.", commenta lo scrittore, ribadendo la sua avversione per le relazioni stabili.
Insomma, il congedo di Fleming dal suo personaggio in un romanzo ha luci ma anche ombre. Per fortuna un anno dopo uscirà per la Glidrose Octopussy and The Living Daylights, una raccolta di racconti, di cui almeno un paio di grande livello.

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